sabato, 23 Novembre 2024

Il prof. Incampo e il concetto di “saggezza” spiegato ai giovani: “Non arriva subito, ma si sviluppa vivendo e affrontando le situazioni della vita, imparando dagli errori, dalle scelte sbagliate e dai successi”

Un giorno scrissi alla lavagna “La saggezza”. Spiegare la saggezza ai giovani può sembrare una sfida, ma in realtà è un'opportunità preziosa per mostrare loro che il valore della vita non sta solo nell'accumulare informazioni, ma nel saperle usare nel modo giusto. La...

Oggi vorrei parlarvi di fratel Carlo di Gesù cioè di Charles de Foucauld, perché domenica prossima verrà canonizzato.

Charles de Foucauld è francese e di nobili origini, nasce il 15 settembre 1858 a Strasburgo.

Ancora adolescente perde la fede, diventa tenente dell’esercito francese e parte per l’Algeria, dove nel 1885, viene esonerato per indisciplina.

Si stabilisce ad Algeri, studia l’ebraico e l’arabo, percorre il Marocco guidato da un ebreo e rimane colpito dalla fede dei mussulmani.

Quindi, mentre incomincia a sentire il bisogno di verità, si interroga e ripete: “Dio mio, se esisti, fammelo sapere, fa che io ti conosca”.

Nel 1856 torna in Francia, precisamente a Parigi, dove ritrova la fede.

Nella sua biografia leggiamo: “Nello stesso attimo in cui incominciai a credere che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui.”

Nel 1889 diventa trappista e, ordinato prete, nel 1901 torna in Nord Africa, e precisamente tra l’Algeria e il Marocco.

Charles de Foucauld è deciso a “vivere solo per Dio” nel territorio di Tuareg e costruisce un piccolo eremo nel deserto del Sahara. Indossa una semplice tuta bianca, su cui ha cucito un cuore rosso di stoffa, sormontato da una croce.

A cristiani, musulmani, ebrei ed idolatri che passavano per la sua oasi, si presenta come “fratello universale” e offre a tutti ospitalità.

Charles de Foucauld impara la lingua dei Tuareg e annuncia loro il Vangelo.

Ben presto, i Tuareg, diventano suoi fratelli, tanto è vero che nel gennaio 1908 è molto ammalato e i Tuareg lo salvano dalla morte.

Col passare degli anni, però, la situazione si fa sempre più pericolosa, ma Charles de Foucauld non vuole lasciare la sua gente.

Forte nella fede, fa la sua offerta: “Padre, mi abbandono a Te, fa di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, io ti ringrazio!”.

Il primo dicembre 1916 va incontro ad una morte violenta: catturato dai predoni del deserto, viene bastonato a sangue e ucciso con una fucilata.

Nel 2005 Benedetto XVI lo beatificò.

Avete mai riflettuto che i Tuareg hanno qualche cosa in comune con gli uomini contemporanei delle grandi città?

Anche se esteriormente la differenza è notevole: anche gli uomini dei grandi centri urbani vivono nella povertà, certo non è povertà materiale come quella dei Tuareg, ma di una povertà spirituale.

Il deserto della città è certamente diverso da quello sahariano, ma il punto in comune consiste nel fatto che, come i Tuareg, anche gli abitanti delle città sono “nomadi” in cammino, che vagano nel deserto della vita senza una meta precisa e senza una solida speranza.

In questa situazione, Charles de Foucauld offre una risposta profetica: un’esperienza fondata sulla parola di Gesù Cristo, che dà senso alla vita.

In tal senso, Charles de Foucauld è una figura luminosa, una valida risposta di fronte al costante pericolo di una noiosa banalizzazione della vita.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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