mercoledì, 27 Novembre 2024

Ricordo quando un alunno mi chiese cosa significasse l’espressione del Papa: “Siate pastori con l’odore delle pecore”.

Sicuramente ricorderete che questa è un’espressione detta da Papa Francesco alla consacrazione degli oli, giovedì 28 marzo 2013, il giovedì santo, alla sua prima esperienza di Vescovo di Roma.

Vi ricordo che erano appena due settimane dalla sua elezione a Papa.

«Questo vi chiedo: di essere pastori con “l’odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini».

Con queste parole Papa Francesco si rivolse al clero di Roma nella sua prima messa crismale.

Odorare di pecora significa prendere sulle proprie spalle le condizioni di coloro che sono affidate alle cure pastorali di chi, nella chiesa vive e dona la sua la sua presenza col mistero consacrato del diaconato, sacerdozio, ed episcopato.

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». (Giovanni 10,11-18)

Vi confesserò che l’immagine che racconta e identifica la chiesa con il recinto che accogli le pecore, stimola ad allungare e ad allargare sempre più i paletti del recinto per accogliere il maggior numero di persone perché lo abitino e vengano accolte, ristorate, protette ed accudite.

Gesù è il dono del Padre.
Chi è veramente Gesù?
Niente come l’antitesi tra il Buon Pastore e il mercenario ce lo fa capire.

Avete mai riflettuto che il nostro Dio non è un Dio dai recinti chiusi, anzi, è un Dio dagli spazi aperti, è un Dio dagli sguardi che scrutano l’orizzonte, è un Dio dall’inclusione di tutti.

Avete anche riflettuto che Dio ci precede sempre, cammina a capo del suo gregge ed è guida certa e sicura.

Mi affascina il suo esempio.

Gesù è la porta sempre spalancata e ci conosce per nome.

Gesù più volte si riferisce al fatto che le pecore gli sono state affidate dal Padre e lui promette che nessuno le strapperà dalle sue mani.

Gesù assicura che darà la sua vita pur di salvarla.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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