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Nella mattinata odierna, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, la Guardia di Finanza del locale Comando Provinciale ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal G.I.P. del Tribunale di Potenza nei confronti di due noti imprenditori operanti nel settore delle energie rinnovabili, con centro di interessi prima nell’area potentina e attualmente nel salernitano, gravemente indiziati di bancarotta fraudolenta e di reati tributari.
In concomitanza, è stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo teso ad assicurare i beni oggetto della condotta distrattiva del patrimonio aziendale della società a loro riconducibile.
Gli indagati sono due coniugi che, nel tempo, hanno rivestito la carica di amministratori e soci dell’impresa in questione.
Le indagini, venivano intraprese a seguito di un’approfondita attività di verifica fiscale condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Potenza, conclusasi con la contestazione, in capo alla società, della mancata dichiarazione di notevoli introiti derivanti dall’attività di installazione di impianti eolici, fatti appositamente figurare, quali “lavori in corso di esecuzione”, al fine di evitare la tassazione. Il conseguente accertamento dell’Agenzia delle Entrate aveva, poi, confermato in toto i rilievi mossi dalle Fiamme Gialle, evidenziando una importante posizione debitoria della società nei confronti dell’Erario.
Tale situazione, unita ad un notevole indebitamento societario dovuto ad investimenti non rientrati, nonché ad azioni risarcitorie attivate da numerosi clienti insoddisfatti (per impianti mai realizzati, malfunzionanti o non conformi a quanto pattuito), ha contribuito a cagionare la decozione della società, conclamatosi definitivamente nel 2018, allorquando l’impresa ha drasticamente cessato tutte le proprie attività, spostando l’intera gestione e il patrimonio su una nuova impresa costituita ad hoc che si è voluta porre in un’unica soluzione di continuità con la precedente, liberandosi, però, di tutte le posizioni debitorie accumulate dalla precedente gestione.
A nulla è valso il tentativo di ricorrere al concordato preventivo, proposto dal noto imprenditore lucano, che non ha trovato accoglimento dal Tribunale fallimentare.
A seguito della sentenza dichiarativa del fallimento, pubblicata a luglio di quest’anno, venivano quindi portate all’attenzione della Procura della Repubblica di Potenza le condotte particolarmente insidiose e socialmente pericolose poste in essere dai suddetti coniugi.
Nel dettaglio, come emerso a livello di gravità indiziaria dalle indagini svolte, i due, nel corso degli anni hanno proceduto alla sistematica spoliazione artefatta del patrimonio della società, anche mediante la costituzione e il trasferimento ad altre imprese con denominazioni similari, al fine di sottrarsi al pagamento di imposte, nonché alle azioni risarcitorie poste in essere da terzi, attraverso la sottoscrizione di più atti di cessione, da ritenersi idonei a rendere in tutto o in parte inefficaci le procedure di riscossione coattiva.
I finanzieri, come richiesto dalla locale Procura della Repubblica e come disposto dal G.I.P., hanno proceduto al sequestro dei compendi e patrimoni immobiliari, nella disponibilità dei due coniugi, nelle province di Potenza, Salerno, Cosenza e Reggio Calabria, per un valore complessivo stimato di oltre due milioni e mezzo di euro, nonché a tradurre in carcere il noto imprenditore lucano e a sottoporre agli arresti domiciliari la moglie.