La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
Oggi vorrei riproporre una riflessione sul perdono e la vorrei fare partendo da un dialogo particolare: un dialogo che Pascal immagina tra Dio e l’anima.
Blaise Pascal (19 giugno 1623 – 19 agosto 1662) è stato un matematico, un fisico, un filosofo e un teologo francese.
Bambino prodigio, fu istruito dal padre.
I primi lavori di Pascal sono relativi alle scienze naturali e alle scienze applicate, contribuendo in modo significativo alla costruzione di calcolatori meccanici e allo studio dei fluidi: ha chiarito i concetti di pressione e di vuoto ampliando il lavoro di Torricelli; scrisse inoltre importanti testi sul metodo scientifico.
A sedici anni scrisse un trattato di geometria proiettiva, nel 1654, abbandonò lo studio della matematica e della fisica per dedicarsi alle riflessioni religiose e filosofiche.
Morì due mesi dopo il suo trentanovesimo compleanno, nel 1662, dopo una lunga malattia che lo affliggeva dalla fanciullezza.
Il suo quoziente d’intelligenza è stato stimato, da alcuni studiosi moderni, in un punteggio di 185.
Il dialogo è il seguente:
- Se tu conoscessi i tuoi peccati, ti dispereresti d’animo
- Allora mi perderò d’animo, o Signore, se me li rivelerai
- No, tu non ti dispererai, perché i tuoi peccati ti saranno rivelati nel momento stesso in cui ti saranno perdonati
Il cristianesimo è soprattutto la celebrazione del perdono.
Il Signore desidera che al delitto subentri non il castigo, ma la conversione e il perdono, pur non ignorando i diritti della giustizia.
Quant’è bello rendersi conto che la grazia divina riesce a superare la vergogna e l’orrore del male!
Così come la conversione è un dono divino.
Tra i “I detti di Rabi‘a” leggiamo: “Un uomo un giorno disse: ho commesso molti peccati e molte trasgressioni, ma se mi pento, Dio mi perdonerà?.
Rabi‘a disse: “No, tu ti pentirai, se egli ti perdonerà”.
Questo significa che è dal dono del pentimento che sboccia l’amore.
Invitavo molte volte ai miei a vivere l’esperienza della penitenza come non di un Dio giudice, ma bensì come un Padre che aspetta il figlio per cancellare la sua colpa e ricondurlo al suo posto.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica