La Fondazione Francesca Divella, in collaborazione con il Comune di Matera e l'associazione "Una stanza per un sorriso - Sostiene i pazienti oncologici", è lieta di annunciare la "Giornata della prevenzione senologica e ginecologica", un evento dedicato alla salute e...
Una persona che mi ha sempre incantato per la sua fede è stata sicuramente Marcello Candia.
Infatti ho presentato questa figura a tutti i miei alunni.
Marcello Candia nasce nel 1916 a Portici (Napoli), dove la famiglia si era trasferita da Milano per ragioni di lavoro.
Nell’agosto del 1983 Candia ritorna molto malato dal Brasile e alla fine dello stesso mese muore a Milano contornato dall’affetto della sua famiglia.
Marcello Candia è industriale, proprietario e dirigente d’azienda, vendette le sue industrie e nel 1964, a 48 anni di età, parte per l’Amazzonia brasiliana con i missionari del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) spendendovi tutto il suo denaro e la sua stessa vita.
Morì il 31 agosto 1983 in concetto di santità: è il santo della carità, ci insegna come voler bene al prossimo più povero, con grande attenzione all’uomo, ma usando anche i mezzi più moderni.
L’educazione spirituale di Marcello si deve, però, alla madre e, dopo la morte di lei, ai Cappuccini del convento di viale Piave, che in quegli anni era per Milano un centro che spargeva cultura e carità.
Giunto a 23 anni, Marcello si laurea in Chimica all’Università di Pavia e subito diviene direttore generale dell’azienda paterna. Seguono le lauree in Farmacia e in Biologia.
Ma il vero salto di qualità del suo impegno avviene più tardi grazie all’incontro con il cappuccino Alberto Beretta (fratello di Gianna Beretta Molla) e con il missionario del Pime e futuro vescovo Aristide Pirovano, entrambi impegnati in Brasile.
Marcello decide che Macapá, la missione di Pirovano sulle foci del Rio delle Amazzoni, sarà la sua destinazione, appena l’azienda che dirige si sarà consolidata e la sua presenza non più necessaria.
E’, però, solo nel 1963 che Candia può finalmente vendere l’azienda e due anni più tardi partire per l’Amazzonia per realizzare il suo sogno di condividere con i poveri la loro vita. Non fu un’esperienza facile: l’ospedale non era condiviso da tutti, il materiale necessario per costruirlo non bastava mai, le autorità locali, insospettite sulle reali intenzioni di quest’industriale milanese, non collaboravano.
Nonostante ciò, nel 1969 il grande ospedale “San Camillo e San Luigi” viene inaugurato. Nel 1975 decise di donare l’opera che l’aveva tanto impegnato ai Camilliani, sperando che ciò garantisse nel tempo lo spirito missionario e le finalità caritative per cui l’aveva voluto.
Nel frattempo un’altra impresa l’aveva affascinato, il lebbrosario di Marituba. Fermato dalle guardie, Marcello Candia vi giunse la prima volta nel 1967: era un villaggio di 1000 lebbrosi senza nessuna assistenza.
Ma chi è il missionario?
La risposta la troviamo al numero 90 della Enciclica missionaria “Redemptoris Missio” del 1991.
Giovanni Paolo II autore dell’enciclica utilizza un’espressione molto forte, infatti afferma che “Il vero missionario è il santo. Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità”.
Come potete notare il Grande Papa, Giovanni Paolo II, congiunge due sostantivi “missione” e “santità”.
Perché la missione è annunzio e testimonianza di Cristo.
Siamo chiamati tutti alla santità e alla missione.
Il 12 gennaio 1991 l’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, inizia la sua causa di Canonizzazione, che chiudeva l’8 febbraio 1994.
Il giorno 8 luglio 2014 Papa Francesco ha autorizzato l’emissione del decreto che dichiara “Venerabile” il Servo di Dio Marcello Candia, riconoscendo così ufficialmente l’eroicità delle sue virtù.
Ecco ho voluto presentare questo modello, perché sono convinto che i santi evangelizzano.
I santi sono il Vangelo vissuto oggi.
E farli conoscere ed amare vuol dire evangelizzare.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica