domenica, 22 Dicembre 2024

Il prof. Incampo e la leggenda della stella di Natale

Vorrei iniziare questa mia riflessione sul Natale raccontandovi una leggenda messicana: “La leggenda della stella di Natale”. “In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea. Quando venne la notte di Natale, tutti andarono in chiesa con un piccolo...

“Ho regalato a Edoardo i miei anni migliori e lui mi ha ripagata con una vita da sogno. Gioielli, viaggi, case, auto. Non c’era bisogno che gli chiedessi nulla: preveniva ogni mia richiesta. Ma, al di là di tutto quello che ha a che fare con i soldi, mi rendeva felice. Mi faceva vivere al massimo ed era questo che valeva più di tutto, per me che ero e rimango una cacciatrice di emozioni. Del resto, è la mia natura: inquieta fin da bambina. Il mio bello e il mio brutto. Bello perché spingere sempre sull’acceleratore è impagabile, brutto perché l’impatto con la realtà, a volte, può essere devastante”.

Da ragazzina normale poco più che ventenne a moglie di un ricchissimo manager di successo, di 18 anni più grande, per Samantha è un soffio. È avere desideri esauditi prima ancora che possano essere espressi, fare vacanze da sogno, frequentare il jet-set internazionale, vivere senza problemi.

L’incontro tra Samantha ed Edoardo a New York è l’inizio una fiaba fatta di contesti scintillanti, sorprese continue, raffinatezza ed eleganza: invidiata dagli amici del marito, lei così giovane e piena di entusiasmo, brilla senza avere rivali. È con il passare degli che quella differenza di età, così marcata all’inizio, diventa quasi impercettibile: adesso, i 43 anni di Samantha rispetto ai 61 di Edoardo, sono la normalità e non l’eccezione e lei comincia a sentire addosso il peso delle prime rughe, dei segni inevitabili del tempo. La loro è una coppia in apparenza perfetta, eccetto la mancanza di un figlio – un medico ha definito Samantha “una albero che non dà frutti”.

“Bruciare i tempi: un prezzo troppo alto da pagare a vent’anni. I miei vent’anni, che non sarebbero tornati mai più indietro”.

Ecco che Samantha prova a riprendersi quegli anni in maniera spasmodica, con appuntamenti frequenti dal chirurgo estetico: è come se volesse cristallizzare una giovinezza perpetua smettendo di inseguirla – sempre più bella, sempre in competizione con le “vere” ventenni. L’incontro con Greg,che ha 18 anni in meno ed è il figlio di una sua amica, stravolge tutto e rende ancora più folle la voglia di perfezione estetica di Samantha: splendida, con un erotismo soffuso che viene fuori da un “gioco” che avrebbe dovuto essere liberatorio per Greg e che ha invece ripercussioni inaspettate per entrambi. Samantha è una brava psicologa e proprio con le sue tecniche avrebbe dovuto aiutare il ragazzo ma ben presto la deontologia professionale viene messa da parte per vivere una passione che sembra non avere limiti.

“Chi gioca con il fuoco, prima o poi, finisce per bruciarsi. Eppure, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentivo viva. Così innamorata dell’amore da inventarmi anch’io un amore, forse il più vero di tutti, perché impossibile”.

Ha tante sfumature e parecchi spunti di riflessione Il mito dell’eterna giovinezza (Armando Curcio Editore), il nuovo romanzo di Laura Avalle. Con uno stile che non perde l’eleganza neanche quando descrive le scene più spinte, l’autrice ha raccontato, dalla viva voce della protagonista, una storia molto attuale, valorizzandola con un intimismo di fondo. Una storia che si legge sul fiato, cattura il lettore e fa riflettere  sul senso della bellezza nell’età contemporanea.

Laura Avalle, scrittrice e giornalista, ha diretto varie importanti riviste a tiratura nazionale. Tra le sue pubblicazioni, il fortunato romanzo Le altre me (La Lepre Edizioni, 2015) e E l’allodola disse al gufo: «Io sono sveglia, e tu?» (Europa Edizioni, 2012), epistolario a quattro mani con il genio del noir Andrea G. Pinketts. Ospite fissa di numerose trasmissioni televisive e radiofoniche, è critica letteraria del programma televisivo di Raiuno Milleeunlibro. Ha scritto anche La dieta della camminata (Tecniche Nuove, 2019), manuale di salute e benessere con la nutrizionista Sara Cordara.

Laura Avalle

Come è nata la trama del suo ultimo romanzo, Il mito dell’eterna giovinezza?

«Prima di essere una scrittrice sono una giornalista. Lo studio della società, i suoi costumi e il pensiero della gente riguardo i suoi piccoli/grandi cambiamenti è sempre stato il mio pane quotidiano. Dopo il mio primo romanzo (Le altre me – La Lepre Edizioni 2015) cercavo una storia altrettanto attuale e allo stesso tempo sullo stesso genere, femminile ed erotico e l’ispirazione me l’ha data proprio l’attualità del momento. Non più unicamente ragazze giovanissime abbracciate a uomini decisamente agée, ma anche il contrario. Non una vittoria del femminismo, ma una vittoria dell’amore tout court. Perché al di là degli stereotipi, le donne mature (che fino a poco tempo fa venivano chiamate “navi scuola”) sono sempre piaciute ai ragazzini e non solo sessualmente. Macron docet… non a caso, quando ho terminato di scrivere “Il mito dell’eterna giovinezza” il presidente francese aveva appena vinto le elezioni, supportato dalla sua amata Brigitte (di ben 24 anni più grande)».

Samantha si trova tra due fuochi: salvare un matrimonio che si sta spegnendo con un uomo più grande di 18 anni, rassegnandosi a una vita tutto sommato tranquilla e piena di agi, o distruggerlo del tutto tra le braccia di Greg, più piccolo di 18 anni, andando finalmente incontro alla spensieratezza che a lei è mancata ma anche alle critiche degli altri. Come si esce da questa impasse?

«Non c’è una soluzione valida in assoluto. Credo che per quanto difficili e imprevedibili siano le scelte della vita, occorra rimanere fedeli a se stessi e ai propri valori, fregandosene di quello che gli altri pensano di noi. Tanto, da fare bene a fare male, verremo sempre criticati. Tutto ha un prezzo e la felicità costa parecchio, ma ne vale comunque la pena».

Per donne come Samantha, ossessionate dalla bellezza, la chirurgia estetica è davvero in grado di aiutarle? Quanto è concreto il rischio che si trasformi in una dipendenza?

«La medicina estetica e la chirurgia plastica possono fare moltissimo per aiutare le donne (e gli uomini) a vivere meglio il rapporto con il proprio corpo e a stare in salute, ma da sole non bastano. È indispensabile affidarsi sempre all’esperienza di medici bravi, qualificati e seri, che sappiano anche dire “no” di fronte a richieste bizzarre ed eccessive dei loro pazienti».

Samantha ha soltanto 43 anni ma si percepisce “vecchia” accanto al 25enne Greg. Al di là del riferimento al suo romanzo, sulla base della sua esperienza giornalistica, quante sono le donne comuni che a 40 anni (un’età che oggi è definita “i nuovi venti”) non si sentono più giovani?

«Credo che ognuno abbia il diritto di sentirsi un po’ come gli pare. La società di oggi, quella dell’apparire, ci vuole tutti per forza “più”: più giovani, più felici, più belli, più performanti, più in forma. Basta guardare i social per rendersene conto e il risultato è che quasi nessuno è contento di com’è. La verità è che per mantenere il giusto equilibrio con la propria realtà è indispensabile imparare ad ascoltarsi e a guardare di più non quello che ci manca, ma quello che abbiamo. Un discorso a parte merita poi la correlazione fra età biologica ed età anagrafica che non sempre vanno a braccetto. Vale in entrambi i sensi e per entrambi i sessi, ovviamente».

Per lei cos’è la bellezza?

«“La bellezza è negli occhi di chi guarda”. Un detto che ha un fondo di verità scientifico, dal momento che il giudizio sulla bellezza risiede nel nostro cervello e dipende dal vissuto di ognuno di noi».

Rossella Montemurro

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