“Mi sembra un’immensa dissonanza cognitiva, trovarmi in questo paradiso tropicale sapendo che a mezzo mondo di distanza New York si prepara ad affrontare una pandemia.
Quando sei circondato dal deserto, ti sembra inconcepibile che da qualche altra parte ci siano delle inondazioni.”
Quello alle Galápagos doveva essere il viaggio in cui Finn avrebbe chiesto a Diana di sposarlo: il regalo per i suoi trent’anni sarebbe stata la proposta di nozze. Ma Finn, specializzando in Chirurgia, all’ultimo momento ha dovuto rinunciare alla partenza. Non può assentarsi dall’ospedale, un virus insidioso e terribile sta mietendo vittime ovunque nel mondo.
“Non riesco a credere che siano passati solo due giorni. Le scuole qui hanno già chiuso, come i bar e i ristoranti. Abbiamo 923 casi solo in città. Dieci morti. La metropolitana è vuota. New York sembra diventata una conchiglia, in cui si sono nascosti tutti quanti.”
Dana parte senza Finn, inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto.
Proprio come Dana, protagonista e io narrante di Vorrei che fossi qui (Fazi Editore, traduzione di Stafano Tummolini) di Jodi Picoult, tutti noi non potevamo sapere, i primi giorni di marzo 2020, quello che di lì a poco sarebbe successo. Inimmaginabile e imponderabile una pandemia nel terzo millennio, quando sembra di avere ogni soluzione a portata di mano. Incredibile il lockdown, con i contatti ridotti a zero e la paura costante al solo pensiero di dover avvicinarsi agli altri. I morti, incalcolabili.
Sono ancora relativamente pochi gli scrittori che hanno in qualche modo “usato” il Covid nelle proprie trame e, chi lo ha fatto, non sempre ha ottenuto buoni risultati. La Picoult invece lo ha fatto in modo encomiabile riuscendo davvero a dar voce a ciò che tutti noi abbiamo provato.
Le certezze di Diana – fare carriera da Sotheby’s, sposarsi entro i trent’anni, avere i figli entro i trentacinque e dalla caotica New York trasferirsi in una tranquilla villetta nei sobborghi – cominciano a vacillare poco prima di salire sul traghetto che la porterà nell’isola: salendo, non potrà più tornare indietro per alcuni giorni perché il coronavirus costringe a chiudere tutto.
La spiaggia mozzafiato su un’isola esotica diventa una prigione: è già tutto chiuso, alberghi compresi. Dana riesce a trovare una sistemazione di fortuna ma il cellullare non prende, il wi-fi neanche a parlarne, non ci sono negozi aperti e nella spiaggia immensa c’è solo lei e qualche personaggio dall’aria sinistra. La ragazza ben presto è attanagliata dalla solitudine.
A volte c’è bisogno che vada tutto storto perché alla fine tutto si risolva nel migliore dei modi…
Dall’autrice bestseller Jodi Picoult un nuovo, appassionante romanzo che ha dominato le classifiche di vendita americane. Presto un film Netflix, Vorrei che fossi qui ci fa riflettere su quanto le nostre priorità possano cambiare e su come anche le certezze più salde possano essere stravolte.
Nata a Long Island, la Picoult è un’autrice da quaranta milioni di copie vendute nel mondo, i suoi libri sono stati tradotti in trentaquattro lingue. Oltre a Vorrei che fossi qui, il suo ultimo romanzo, Fazi Editore ha pubblicato Il Libro delle Due Vie nel 2021.
Rossella Montemurro