Oggi presso la “Sala Mandela” del Comune di Matera, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del Vivicittà 2025, proposto nella Città dei Sassi dal Comitato Territoriale Uisp di Matera. Giunto alla sua 41esima edizione, l’appuntamento con “la corsa più grande...
“Negli anni settanta del secolo scorso credevi nell’amore e nella libertà. Non avevi ancora capito che amore e libertà sono incompatibili.
L’amore ti condiziona, la libertà, se ami davvero, non esiste.”
Figlia di un errore (“Ogino Knaus. Un metodo che non sempre funziona”), figlia indesiderata (“Certo potevi almeno essere un maschietto, visto che la femmina ce l’avevamo già”) nata nel 1951 quando gli uomini “sono ancora sovrani”. Prende spunto proprio dalla supremazia – in tutti i campi – e dai privilegi di cui gode il sesso forte Volevo essere un uomo (Einaudi) il nuovo libro di Lidia Ravera. Un testo schietto, come è nelle corde della scrittrice, che analizza, partendo dalla propria storia personale, i vantaggi in un mondo a misura di maschi.
La sua è stata una vita di lotta e scrittura: dalla nascita deludente (non era un bel maschietto), a un’infanzia trascorsa invidiando gli amichetti che potevano salire sugli alberi e sporcarsi i vestiti, a un’adolescenza che si sarebbe preferita mille volte senza molestie… Ribelle da sempre, tosta e decisa, con le parole ha tratteggiato un ritratto fedele della società degli ultimi settant’anni.
La maternità, con tutte le sue sfumature – quella cercata, quella subita, quella evitata o non “sentita” – ha un ruolo preponderante, e mette in luce ancora una volta differenze abissali con la paternità: “Il corpo dell’uomo non sa di essere padre. Non viene toccato, modificato, manomesso, ammalato o guarito.
Gli uomini diventano genitori se qualcuno li avverte.
Accettano o rifiutano.
Recitano o non recitano.”
Si riflette, tanto, e, da donne, non si può fare a meno di solidalizzare: “Alla donna non manca niente. A te non manca niente.
Se sei cosi convinta che non ti manca niente, perché vorresti essere un uomo?
Te lo dico io perchè vorresti essere un uomo.
Tu vorresti essere un uomo per calcolo, per opportunismo, per pigrizia, per paura.
Ma, soprattutto, per partecipare a quella tradizione virile e gentile di darsi valore uno con l’altro.
(Noi donne non abbiamo ancora imparato, ma ci stiamo lavorando).
Vorresti essere uno di loro, entrare nel club, fumare la pipa accanto al camino coi tuoi pari, sentirti parte del gruppo dominante, senza sforzo, parlando di niente, sprofondata in una poltrona di cuoio, a sorseggiare cognac.
Né corteggiata né rifiutata.
Rispettata.”
Volevo essere un uomo è una confessione intima e politica, in cui raccontarsi vuol dire anche raccontare il femminismo, le battaglie vinte e quelle ancora da vincere, ma soprattutto l’approssimarsi della fine di un mondo e il bisogno di credere che un altro mondo è possibile.
Secondo l’Autrice, “Per più di duemila anni l’invidia verso le donne è stata negata. Peggio: è stata trasformata in svalutazione e le ha spinte ai margini, le ha sminuite, ostracizzate dalle stanze del potere, ridotte a funzioni della propria prosperità, del proprio godimento, le ha calunniate, le ha trattate da inferiori. Le ha bruciate sul rogo come streghe o internate nei manicomi come pazze. Mossi dall’invidia, per una diversità che non potevano dominare, si sono vendicati, gli uomini. E tu vuoi essere uno di loro?”
Lidia Ravera è nata a Torino. Giornalista e scrittrice, ha raggiunto la notorietà nel 1976 con il suo romanzo d’esordio Porci con le ali, manifesto di una generazione e longseller con tre milioni di copie vendute in quarant’anni (oggi nei Tascabili Bompiani, anche in versione graphic novel). Ha scritto trenta opere di narrativa. Gli ultimi romanzi, Piangi pure (da cui è stato tratto lo spettacolo Nuda proprietà, diretto da Emanuela Giordano, con Paolo Calabresi e Lella Costa), Gli scaduti, Il terzo tempo, Avanti, parla, sono pubblicati da Bompiani, come la novella autobiografica Tempo con bambina e il racconto La somma di due (da cui è tratto lo spettacolo Sorelline di e con Marina Massironi e Nicoletta Fabbri, diretto da Elisabetta Ratti). Per Einaudi ha pubblicato Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età (2023, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo diretto da Emanuela Giordano, con Alessandra Faiella) e Volevo essere un uomo (2025). Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione.
Rossella Montemurro