domenica, 22 Dicembre 2024

Il prof. Incampo e la leggenda della stella di Natale

Vorrei iniziare questa mia riflessione sul Natale raccontandovi una leggenda messicana: “La leggenda della stella di Natale”. “In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea. Quando venne la notte di Natale, tutti andarono in chiesa con un piccolo...

“E se la storia della connessione fosse andata avanti per tutto il giorno? Se non avesse potuto chiamarlo, scrivergli fino al giorno dopo o al giorno dopo ancora? Si sarebbe dimenticato di lei? Quell’uomo avrebbe capito che tutto sommato la loro era solo una storia accessoria: un bel paio di scarpe nuove che ti fanno sentire bene, ma delle quali puoi anche fare a meno. Senza telefono Giulia e Carlo non esistevano, non erano niente. Giulia pensò che aveva ragione la sua amica Irene. Cosa poteva fare, se non aspettare? Lei aspettava da sempre. Aspettava che la sua occasione, quella per svoltare, arrivasse, aspettava che suo marito la facesse di nuovo sentire desiderata, e ora aspettava pure Carlo, che si decidesse a lasciare sua moglie e le chiedesse di ricominciare una vita diversa, insieme. Aspettava di sentirlo ogni giorno, aspettava i suoi messaggi, la sua voce che aveva il potere di acquietarla, la buonanotte senza cui non riusciva a prendere sonno. A volte si sentiva così infantile: era una storia tra due adolescenti, quella, che vivevano l’amore come si vive a quindici anni, che vogliono prendere tutto per riempire i propri vuoti, la propria infelicità. Come se si tradisse solo per infelicità, mentre Carlo glielo aveva insegnato bene: si tradisce soprattutto per desiderio, per egoismo, per sentirsi vivi.”

Basta che la rete si blocchi e il problema, da tecnico, si trasformi in relazionale. Prende spunto da un blackout sulle connessioni – che, fatti i dovuti distinguo,  ricorda indirettamente quello che il 28 settembre 2003 lasciò al buio l’Italia – Vie di fuga (Rizzoli) di Lucrezia Sarnari: un approfondimento semiserio sulle nostre vite ai tempi dei social, sulle ripercussioni che, a ogni età, può avere lo stop improvviso del nostro mondo online. Lo comprende bene Giulia, professoressa 37enne, moglie stanca di Mattia e amante di Carlo… Un’amante più virtuale che reale, visto che lei è a Perugia e Carlo (sposatissimo e papà di una bambina) è a Milano e Roma, nei fine settimana, diventava lo sfondo dei loro incontri. Lo sa bene anche Stefano, neanche diciottenne, che per vantarsi con gli amici ha combinato proprio un bel guaio su WhatsApp e a farne le spese è la sua – forse – ragazza Camilla.

Ma accanto a questi personaggi, ognuno con una personalità definita, ci sono anche Irene e Francesca, le due amiche più care di Giulia: tra loro non dovrebbero esserci segreti eppure bastano quelle poche ore di quotidianità offline per far emergere una serie di non detti che ribalterà ogni loro convinzione, come se tutte portassero avanti esistenze parallele – e segrete.

Lucrezia Sarnari indaga a fondo nei sentimenti, analizza senza scrupoli i chiaroscuri delle relazioni arrivando a descrivere i paradossi, i limiti e i pericoli a cui ogni legame si espone utilizzando in maniera distorta i social. Vie di fuga, parafrasando il titolo, che creano dipendenza e che hanno risvolti psicologici non indifferenti quando l’immediatezza e la comodità di un contatto in tempo reale si scontrano con il “silenzio” che segue, per esempio, alla doppia spunta blu di un messaggio appena letto su WhatsApp. Ci siamo passati tutti, non tutti però siamo riusciti a esternarlo con la stessa freschezza e sincerità della Sarnari.

Pur nella leggerezza con cui è narrato, Vie di fuga invita anche a riflettere, a guardarsi dentro, ad assumersi responsabilità: proprio come fa Giulia, ormai a un bivio, con un matrimonio a cui vuole mettere la parola fine per buttarsi in una relazione che forse non è mai iniziata.

Lucrezia Sarnari vive a Perugia. Da quando è mamma, ne scrive sul blog ceraunavodka.it. Lavora come ufficio stampa e giornalista freelance collaborando con diversi siti e riviste. Per Rizzoli ha pubblicato Dieci cose che avevo dimenticato (2018).

Rossella Montemurro

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap