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‘U prisc: la passione, il sacro fuoco che arde nel petto, l’attesa… e i giovani di oggi chiusi in fredde torri informatiche

Eccoci ancora qui, zitti zitti, a cercare di stimolare l’indolente animo umano a ritrovare una via, retta o no, basta che sia una via…

“U vì, se ne staè ggj tutt prisciat'” Ho sentito questa frase ieri per strada e mi sono tornati alla memoria momenti dell’infanzia, di quando bastava sapere che si avvicinava Natale per sentire nascere dentro il “priscio”… Lo stesso priscio dell’aspettando il due luglio, la festa della Bruna… Il priscio delle bancarelle, della fiera, dei pastori, dello strazzo del carro…

In fondo il priscio cosa è se non la voglia e il piacere di fare qualcosa e di condividerlo con altra gente; a volte il priscio monta nell’attesa di un momento, come fosse un sabato del villaggio di  leopardiana memoria, monta e spinge con coraggio  a fare cose impensabili anche solo per dire “io c’ero”… Il priscio è la passione, il sacro fuoco che arde nel petto, che invita la razza umana a migliorarsi sempre… Ora il priscio c’è sempre meno: lo si vede nei giovani chiusi nelle loro fredde torri informatiche, in cui si divertono a vedere altri divertirsi… Vorrei tanto che avessero il priscio di essere protagonisti, di condurre la loro vita e di seguirlo sto priscio benedetto…

Il priscio, sembra dialetto, ma è quanto di più profondamente culturale esista, è ciò che ci lega al passato e ci proietta nel futuro che senza priscio non offre nulla…. allora…. Buon priscio a tutti!!!

Valete

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