«Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio. Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere. Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa. Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto, o l’alieno».
Con queste parole e una serenità disarmante la scrittrice Michela Murgia, intervistata da Aldo Cazzullo sulle pagine del Corriere della Sera, ha parlato della sua malattia, un tumore al rene al quarto stadio. Il suo ultimo libro, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi (Mondadori) si apre con un racconto, Espressione intraducibile, che ricalca la sua storia recente: una donna che riceve la diagnosi di un tumore.
Le tre ciotole del titolo, invece, le troviamo ne Il senso della nausea e sono quelle che la protagonista ha acquistato per i suoi pasti frugali dopo aver frantumato tutti i piatti dopo la rottura con il compagno: “Le tre ciotole rimettevano a posto tutte le gerarchie tra stomaco e cervello. Potevo prendere il cibo da una sola o da tutte, senza un ordine preciso. Potevo svuotarle in un colpo solo o consumarle a tappe all’ora che preferivo, bastava che a fine giornata tutte e tre fossero vuote, perché quello che contenevano era il minimo indispensabile”.
Ed è ancora con una relazione finita che si misura il protagonista del terzo racconto, Ricalcolo percorso. È stato lui a lasciare la sua ragazza eppure non si dà pace ed evita accuratamente di incontrare tutti i luoghi che ha frequentato con lei. Gli amici, allora, lo accompagnano in una sorta di tour affinché affronti, tornando in quei posti, la paura di incontrarla.
Nessuno dei personaggi ha un nome e, come ha dichiarato l’Autrice, “in questo libro tutto è autobiografico e niente è autobiografico. Questi sono racconti scritti perché ognuno possa immedesimare la parte oscura di sé in quella voce”.
“Quando ho preso la decisione di scrivere questo libro ero convinta che sarebbe stato un pamphlet, perché cercavo una modalità per elaborare l’esperienza collettiva che avevamo vissuto durante il Covid e come aveva cambiato le relazioni e il modo di rapportarsi anche con lo straordinario”, ha scritto la Murgia su Instagram il giorno prima dell’uscita del libro.
Tre ciotole è un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva.
“Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.”
A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d’orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo.
È intenso e bellissimo, Tre ciotole, ricco di spunti e suggestioni: impossibile, leggendolo, non guardarsi dentro.
Michela Murgia è nata a Cabras (Oristano) nel 1972. Ha esordito come scrittrice nel 2006 con Il mondo deve sapere. Tra le sue opere, tradotte in più di trenta paesi, ricordiamo Accabadora (Premio Campiello 2010), Ave Mary (2011), Chirù (2015), Istruzioni per diventare fascisti (2018), Stai zitta (2021) e God Save the Queer. Catechismo femminista (2022). Insieme a Chiara Tagliaferri è autrice di Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (Mondadori, 2019) e Morgana. L’uomo ricco sono io (Mondadori, 2021), ispirati dall’omonimo podcast della piattaforma Storielibere.fm.
Rossella Montemurro