“Un giorno, ero già avanti negli anni, in una hall mi è venuto incontro un uomo.
Si è presentato e mi ha detto: “La conosco da sempre. Tutti dicono che da giovane lei era bella, io sono venuto a dirle che la trovo più bella ora, preferisco il suo volto devastato a quello che aveva da giovane””.
É senza dubbio un balsamo l’incipit de L’amante per tante donne che si affacciano ai cinquanta. E proprio con la Duras ma anche con tanti altri riferimenti colti, dalla letteratura ai mostri sacri della musica – spaziando da Proust a Erica Jong a Tennesse Williams fino a Guccini, solo per citarne alcuni –, che Guia Soncini tratteggia in Questi sono i 50. La fine dell’età adulta (Marsilio) una bella e interessante panoramica di un’età cruciale, soprattutto per le donne, che porta a mettere in discussione tutto e a misurarsi con un nuovo equilibrio – quando si è fortunate da raggiungerlo!
L’Autrice, mettendo anche molto della propria esperienza e con un’ironia di fondo che stempera la seriosità dell’argomento, il lettore lo rapisce in una disamina di alto livello culturale: grazie alla sua analisi, ci rendiamo conto di quanti scrittori, intellettuali, artisti e cantautori è proprio intorno ai cinquant’anni che hanno dato il meglio di sé ,tanto da rendersi indimenticabili.
Guia Soncini, tra il serio e il faceto, aggiunge le sue considerazioni e le sue vicissitudini con frequenti paragoni agli anni in cui lei stessa era molto più giovane e aveva una visione del mondo ben diversa, forse anche un po’ ingenua.
Le sue massime sono spiazzanti: “Gli imbarazzi di cui ti vergogni a vita sono quasi sempre roba di cui il resto del mondo neppure s’è accorto.”
“Non dormirete mai più, non digerirete mai più la frittura.”
O ancora: “Se ci ricordassimo di che incubo era la giovinezza, mica la inseguiremmo.”
La generazione che può vantarsi di aver inventato la nostalgia – anche come professione, “l’unica eredità che lasceremo ai nostri pargoli (assieme al crollo del sistema pensionistico)” – è la stessa determinata a non smettere di vestirsi da liceale, a fingere di non sapere neanche a cinquant’anni quel che ignorava a quindici, venti, trenta, a vivere per sempre come fosse in età fertile, a considerare “sei sempre uguale” il massimo complimento. Sullo sfondo un’unica, ineludibile domanda: ora che nessuno è più disposto a crescere, quando si comincia a invecchiare?
“Ho un’amica novantenne che è fermamente contraria a questo libro. Sbuffa, strepita, scalcia: dice che sono giovanissima, che lei alla mia età ha incontrato l’uomo della sua vita, che cos’è mai questa mania di sentirsi vecchie, intendo forse passare i prossimi quarantaré anni, fino a che avrò la sua età, a dirmi vecchia?”
Brillante, audace, colta e con uno stile godibilissimo: è questa la penna della Soncini. “A cinquant’anni io ho letto almeno cinquanta milioni di articoli che mi giurano che la vita comincia a cinquant’anni, e ora devo solo decidere se è vero o no”.
L’Autrice ha scritto un romanzo, un paio di film, ma soprattutto migliaia di articoli e alcuni libri di critica culturale (Come salvarsi il girovita, La repubblica dei cuochi, L’era della suscettibilità, L’economia del sé), col vasto programma di capire come siamo diventati quel che siamo, e la scellerata ambizione di sistematizzare il presente.
Rossella Montemurro