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“Tanto poco” di Marco Lodoli: malinconia e solitudine in un amore a senso unico

“(…) neanche un bacio, una vita di devozione e neanche un bacio, quasi non sa che esisti, ti vede, non ti vede e va avanti come se tu fossi parte del paesaggio, un movimento indifferente sul bordo. Hai bruciato la tua vita per uno che pensa solo a se stesso, un vortice di vanità e polvere. La purezza è crudele, odia la vita.”

Quanto può essere devastante un amore non corrisposto? Eppure, si può anche vivere per l’altro incuranti dell’indifferenza con la quale veniamo trattate. Tanto poco (Einaudi) di Marco Lodoli è proprio la cronaca di un amore fortissimo, a senso unico. A raccontarlo è una bidella, poco più grande di Matteo, giovanissimo professore al primo incarico. Per lei è un colpo di fulmine che diventa giorno dopo giorno un’ossessione, una mania. Lo segue ora con sguardo materno, ora come un’amante gelosa. Si fa carico dei suoi problemi sul lavoro, gioisce per i suoi successi letterari: vive una vita parallela dove l’immaginazione è fervida e la speranza di vivere, finalmente, accanto a Matteo anziché svanire cresce. Lo pedina, si insinua senza farsi vedere nella quotidianità di questo ragazzo. Lei è lì quando lui convive con una donna più grande, quando si innamora di una bellissima professoressa e lascia la compagna per sposarsi…

“Non so perché mi sono aggrappata così forte a quel ragazzo, come se di colpo fosse tutta la mia vita. Non lo so e forse nessuno saprebbe spiegarlo, forse c’era un vuoto e lui lo ha occupato interamente. Sì, avevo una casa, un lavoro, qualche amica, ma mi sembrava di non avere niente, che tutto ormai sarebbe stato così, giorno dopo giorno, secondo un ordine che rassicurava e faceva male.”

C’è tanta malinconia nello sguardo mai rassegnato, forse appena appena più spento nel corso degli anni, di una donna che annulla quasi la propria esistenza per dedicarsi a un uomo che neanche sa il suo nome. E c’è tantissima solitudine in questo romanzo che sostanzialmente è dedicato all’amore: “L’amore grande fa male al cuore e al corpo, è una corona di spine, una lancia nel petto che trafigge continuamente, una gioia dolorosissima. Quando l’amore congiunge due esseri umani diventa più piccolo, una cara abitudine, una complicità, uno scambio di carezze, di baci di rassicurazioni. Ma quando l’amore è come il mio, soltanto un infinito sogno solitario, un insulto all’infelicità, uno sputo in faccia al destino, allora alza le sue fiamme fino al cielo, brucia e purifica tutto e non si spegne mai, non diventa mai un fuoco in un caminetto che scalda e calma, che illumina una casa fortunata”.

Quarant’anni trascorsi in una situazione che ha i contorni dell’assurdo, o forse no, perché per avere un attimo di felicità bisogna saper perdere tutto.

“Ma l’amore non è proprietà privata, filo spinato, casa, famiglia, l’amore non è riconoscenza, gratitudine, debito, l’amore non è neanche condivisione, legame, unione. L’amore non produce nient’altro che se stesso, è solo meraviglioso spreco delle poche energie interiori che la vita ci ha consegnato. Sono i talenti non investiti né sepolti, semplicemente spesi o perduti. L’amore è devozione che non pretende e non aspetta nulla. Chi stringe qualcosa in mano, stringe mosche, chi crede di possedere qualcosa, qualcuno, si prepara a perderlo.”

Marco Lodoli è nato a Roma nel 1956. Presso Einaudi ha pubblicato, tra gli altri, la trilogia I principianti, comprendente I fannulloni (1990), Crampi (1992) e Grande Circo Invalido (1993); i romanzi Il vento (1996), I fiori (1999), La notte (2001), raccolti nel 2003 nella trilogia I pretendenti; i romanzi Sorella (2008), Italia (2010), Vapore (2013), Il fiume (2016), Paolina (2018), Il preside (2020) e Tanto poco (2024). Ha inoltre pubblicato la raccolta di recensioni Fuori dal cinema (1999), Isole. Guida vagabonda di Roma (2005), Il rosso e il blu. Cuori ed errori nella scuola italiana (2009), Nuove isole (2014).

Rossella Montemurro

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