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Sul Purgatorio, un approfondimento del prof. Incampo

L’altro giorno una lettrice mi ha chiesto di parlare del Purgatorio.

Ricordo ancora oggi, e a memoria, il Catechismo di San Pio X.

Quando da bambino, ma soprattutto da chierichetto, frequentavo il catechismo, dovevamo imparare a memoria, i miei compagni ed io, le 413 domande e le relative risposte.

In particolare, ricordo questa domanda: “Che cos’è il Purgatorio?”.

Il purgatorio è il patimento temporaneo della privazione di Dio, e di altre pene che tolgono dall’anima ogni resto di peccato per renderla degna di veder Dio.”

Era la domanda numero 101.

Appena ho potuto, ho approfondito il tema del “Purgatorio” col supporto di alcuni santi e sante mistici e mistiche. Riferisco qui di tre in particolare: la francese santa Margherita Maria Alacoque, il portoghese sant’Antonio da Padova e l’italiana santa Veronica Giuliani.

Santa Margherita Maria Alacoque

La santa nacque a Vérosvres, in Borgogna, nel 1647.

Fu una grande mistica e la sua vita fu indissolubilmente legata alle rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù, che le apparve moltissime volte.

La storia ci dice che la prima apparizione avvenne il 27 dicembre 1673.

Un giorno mentre Margherita Maria stava pregando per due defunti, che erano stati nel mondo persone molto importanti, le venne rivelato che una di queste anime era stata condannata a stare a lungo nel Purgatorio.

Le fu anche rivelato che le preghiere che sarebbero state offerte a suffragio di lei, come le Messe celebrate per la stessa intenzione, non sarebbero andate a suo vantaggio, ma a favore dei defunti di quelle famiglie che questa persona aveva oppresse o danneggiate.

Tutto ciò perché le famiglie ridotte in povertà dalla cattiveria e dai danni patiti non avevano più i mezzi per poter far celebrare delle Messe in suffragio dei loro parenti. Per questo, il Signore interveniva a loro favore.

Sant’Antonio da Padova

Sant’Antonio, portoghese di Lisbona, racconta di un malato che, al culmine delle sue sofferenze, aveva chiesto a Dio di essere liberato dai suoi dolori. Gli apparve allora un Angelo, il quale gli disse: «Il Signore mi manda a te per darti la scelta tra un anno di sofferenze sulla terra o un solo giorno in Purgatorio».

Il malato non ebbe dubbi e rispose: «Un solo giorno in Purgatorio, almeno cesseranno le mie sofferenze». Immediatamente, il malato morì e venne condotto in Purgatorio come aveva desiderato. L’Angelo si recò da lui a consolarlo, ma l’uomo appena lo vide inveì contro di lui: «Angelo seduttore, mi hai ingannato; mi hai assicurato che sarei rimasto solo un giorno in Purgatorio ed ecco che è già da venti anni che sono abbandonato ai supplizi più atroci». L’Angelo, allora, rispose: “Disilluditi; solo qualche minuto è trascorso dal tuo trapasso e il tuo cadavere non è ancora freddo sul letto di morte”. L’uomo ribatté: “Allora ottieni che torni sulla terra per soffrirvi per un anno tutto ciò che piacerà a Dio!”».

Il Signore accolse la sua richiesta e tornò in vita per un anno. Egli continuamente ripeteva: «La pazienza nei tormenti è la chiave d’oro per il Paradiso. Approfittiamone dunque per offrire le nostre sofferenze».

Santa Veronica Giuliani

Marchigiana della provincia di Pesare Urbino, fu una grande mistica. E qui riporto dal suo diario alcune riflessioni proprio sul purgatorio.

«Pochi giorni dopo la morte del P. Vitale, una mattina, dopo comunicata, all’improvviso mi parve di vedere un braccio colla manica da Frate Zoccolante ivi, avanti di me; e sentii una voce che mi disse: Aiuto! Aiuto! Appunto mi parve la voce del P. Vitale quando era vivo, e subito sparì. Io non feci caso di niente; solo, mi restò certa sollecitudine di fare del bene per questa anima. Poco dopo, una notte, in sogno, mi parve di vedere due anime del Purgatorio. Una mi pareva la sorella, poco fa morta, e l’altra non conoscevo chi fosse. Si approssimava a me, e mi diceva: Mi conosci? Io temevo e tremavo; ma mi feci animo e dissi: Non vi conosco. Pare che siate il P. Vitale; ma non so se è vero.

Rispose: Io sono; e mi prese per un braccio. In detto tempo mi pareva sentire una pena grande come quando mi fosse tagliato il detto braccio; ed anche sentii un ghiaccio così grande, che pareva cosa insoffribile. E mi parve sentire che dicesse: Ora è il mio bisogno; e conobbi benissimo che era il P. Vitale. Ma aveva una certa voce chiara ed allegra, non come quella mattina che (la) sentii, dopo la Comunione.

In un subito mi diede colla mano una stretta nel braccio e disse: Si mantenga noi patti. In questo punto mi destai dal sonno e, nell’aprire gli occhi, vidi sparire di cella una cosa come ombra. Al braccio vi restò un dolore grande; e non vi tornò il calore sino alla sera, al tardi. Tutto il dì stetti come intirizzita».

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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