Un mondo sempre più chiassoso, un rumore interiore di sottofondo e l’intuizione di Justin Talbot Zorn e Leigh Marz che si trasforma in convinzione: “Crediamo ancora nell’attivismo e nella lotta per la giustizia. Riconosciamo che i moderni strumenti di comunicazione e le tecnologie industriali possono dare molti benefici all’umanità. Tuttavia, di fronte alla deprimente situazione globale, vediamo un’unica soluzione: superare il rumore e riscoprire il silenzio”. È nato così Spegni il rumore del mondo (Sperling & Kupfer, traduzione di Dade Fasic), una ricerca minuziosa verso il senso del silenzio che parte dallo studio approfondito del “nemico”, il rumore, per poi trovare finalmente “la tranquillità in mezzo a un tale uragano di interferenze esterne e interne”
Se è vero che è difficile trovare uno spazio di tranquillità in un mondo chiassoso, attraversato da forze potenti che lottano per accaparrarsi la nostra attenzione, è anche vero che “il silenzio non è solo un’assenza di rumore, ma una presenza. Una presenza che ci aiuta a ritrovare il centro, a guarire e a imparare”.
Per sintonizzarsi sul silenzio, gli Autori invitano a compiere tre piccoli passi: prestare attenzione “a tutte le interferenze presenti nella vostra vita, che siano i rumori propriamente detti, il bombardamento di informazioni cui siete sottoposti o un dialogo interiore fuori controllo; cogliere le piccole oasi di pace che esistono fra uno stimolo e l’altro e coltivare abitualmente degli spazi di silenzio profondo”.
“Il silenzio è sempre disponibile. È in ogni respiro, o meglio è lo spazio tra un respiro e l’altro, un pensiero e l’altro, una parola e l’altra. Si trova in quei minuti piacevoli sotto le coperte appena prima che suoni la sveglia; è nelle piccole pause dalla scrivania per godersi i raggi del sole su una panchina. È nei momenti in cui ci fermiamo ad ascoltare il cinguettio degli uccelli, il ticchettio della pioggia o niente in particolare, solo l’essenza di ciò che è. Per incontrarlo dobbiamo innanzitutto notare il rumore e poi abbassare il volume, un pochino ogni giorno. Il silenzio autentico non dipende da condizioni esterne: è una presenza inalterabile che esiste sempre nel profondo dell’essere. È il ritmo fondamentale della vita”.
Aneddoti, storie, personaggi si intrecciano lungo una lettura ricca di rimandi, alcuni molto curiosi. Tipo quello del compositore John Cage noto per un brano intitolato 4’33” che consiste in quattro minuti e trentatrè secondi esatti di silenzio: “Non l’ha creato per permettere al pianista di bere un caffe, ma per un concerto all’aperto, con l’intento di indirizzare l’attenzione del pubblico al canto delle cicale e alla brezza tra gli alberi”.
Ancora, la definizione che il poeta e teologo irlandese Pàdraig Ò Tuama ha dato del silenzio: “Lo spazio interiore che ti permette di porti domande scomode”.
Esercizi pratici (trentatrè modi per ritrovare il silenzio) e una bibliografia vastissima concludono questo interessante volume.
Justin Talbot Zorn ha lavorato come policymaker e insegnante di meditazione per il Congresso degli Stati Uniti. Specializzatosi ad Harvard e Oxford in Economia e psicologia del benessere, ha scritto per The Washington Post, The Atlantic, Harvard Business Review e numerose altre testate. Leigh Marz è coach di leadership presso molte delle principali università, aziende e agenzie federali degli Stati Uniti. Nella sua carriera ha messo a punto numerosi programmi di allenamento mentale, tra cui un protocollo sperimentale adottato da diversi team della NASA.