Prosegue il moto di disapprovazione da parte della Comunità materana per scongiurare la chiusura, per mancanza di fondi, della storica Biblioteca provinciale “Tommaso Stigliani” di Matera che opera sin dal lontano 1933 nella Città dei Sassi. La benemerita istituzione pubblica è stata basilare, nei suoi novant’anni di storia, dapprima per contribuire all’alfabetizzazione e all’istruzione e poi per realizzare una condizione di trasformazione sociale e di crescita culturale del territorio tutto. Ricostruendo la storia della Biblioteca ricordiamo che fu avviata con circa duemila volumi recuperati da conventi e strutture religiose e sistemata nell’ambito del Palazzo della Provincia. Poi giunsero le donazioni da vari comuni limitrofi, enti e famiglie, oltre che ovviamente dagli acquisti, così il patrimonio nei decenni è enormemente cresciuto e nel 1960 la Biblioteca fu ubicata nel Palazzo dell’ex ospedale civile in via San Rocco, poi all’ex Convento Felice Ventura per essere definitivamente sistemata nel Prestigioso Palazzo dell’Annunziata nella centralissima Piazza Vittorio Veneto. Divenuta punto di riferimento non solo di studenti ma anche di studiosi, ricercatori e intellettuali di tutt’Italia è tra le Biblioteche più importanti del nostro Mezzogiorno. Attualmente la Biblioteca Stigliani ha un patrimonio di oltre 400 mila volumi, 30mila libri antichi, decine di importanti collezioni private donate, centinaia di testate e periodici, documenti, manoscritti e pergamene preziose. Tutto ciò rischia di andare perso per la noncuranza della classe dirigente che non dà rilevanza alla cultura che invece dovrebbe rappresentare il motore dello sviluppo del territorio in particolare se si parla di Matera, Città Patrimonio mondiale dell’Umanità e già Capitale europea della Cultura del 2019.
“C’è una grande responsabilità delle Istituzioni in merito e di chi le governa- fa presente Vincenzo Viti, intellettuale e già parlamentare materano -, chi ha ruoli politici e dirigenziali faccia un esame di coscienza e intervenga al più presto perché chiudere questo presidio significherebbe tradire non solo Matera ma anche l’Italia intera visto che la Città ha rappresentato a livello europeo l’Italia ed è un punto di riferimento culturale del nostro Paese. La nostra Biblioteca non è solo una memoria storica ma è anche un laboratorio del futuro dove si crea ricchezza per questo territorio vocato e ricco di contenitori culturali. E’ una responsabilità morale ancora prima che politica”.
Gli fa eco l’ingegnere Piergiorgio Corazza, storico progettista tra i più noti e stimati della città: “Credo che questa Istituzione che ha avuto davvero un grande passato oggi rappresenti la decadenza della Città sotto vari aspetti: i giovani che vanno via, le attività che chiudono, i presidi che scompaiono.. Più che alla Regione o alla Provincia visto che Matera è stata Capitale europea della cultura, rappresentando tutto il Paese, magari sarebbe utile che la Biblioteca fosse presa in carica dallo Stato. Occorre coinvolgere i parlamentari e gli uomini politici che ci rappresentano e metter in atto una forte azione di sostegno ad alto livello”.
Per il pittore e saggista Nicola Pavese si tratta di una struttura fondamentale sotto l’aspetto culturale, punto di riferimento per tutto il territorio provinciale per cui andrebbero coinvolti anche i trentuno comuni della Provincia e i relativi sindaci che devono dare un segnale forte a difesa dell’Istituzione. Non vanno più bene soluzioni interlocutorie ma interventi decisivi.
Insomma, si chiede grande interesse, serietà e responsabilità per azioni incisive e rispetto degli impegni annunciati già in precedenza. Frattanto prosegue la raccolta delle firme che ha superato le 5000 a supporto dell’Istituzione e il presidio permanente in Piazza Vittorio Veneto per tenere alta l’attenzione sull’argomento.
Filippo Radogna