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“Soffrire di adolescenza”, la fragilità dei nostri ragazzi nel testo della psicologa e psicoterapeuta Loredana Cirillo

“Come mai i ragazzi, e non solo loro, sembrano stare così tanto male oggi? Quali sono le ragioni che possono spiegare le nuove forme di disagio e l’emergenza psicologica in cui ci imbattiamo tutti, non solo chi si occupa per mestiere della salute mentale? Si tratta di nuovi disturbi o di nuove normalità, nuove ricette per stare in un mondo sempre più complicato?”

Per dare possibili risposte a queste domande che interessano oggi i genitori degli adolescenti e quanti si occupano del loro benessere psicologico, la psicologa e psicoterapeuta Loredana Cirillo ha scritto per Raffaello Cortina Editore Soffrire di adolescenza. Il dolore muto di una generazione.

È innegabile che gli adolescenti contemporanei si ritrovino, loro malgrado, in un contesto del tutto nuovo rispetto a quello dei propri genitori, circondati da un surplus di stimoli spesso negativi, come sottolinea la dottoressa Cirillo: “Le dinamiche affettive e intrapsichiche che caratterizzano le relazioni tra adulti e adolescenti si dipanano in una cornice sociale e culturale che ha una forte influenza su di esse. I costumi e i valori della società attuale sono più che mai pieni di contraddizioni. Si fa di tutto per sé spacciandolo come forma di bene per l’altro, si inneggia alla menzogna e alla rimozione del dolore in ogni sua dimensione”.

Non solo, “le nuove generazioni crescono cercando a tutti i costi di non apparire cattive agli occhi degli altri. Gli effetti circolano in maniera evidente nelle relazioni familiari, per questo i nuovi figli hanno in mente di non far soffrire i genitori a causa dei loro fallimenti o inciampi, piuttosto che affermarsi al costo della contestazione e del conflitto. (…) Una tale ricorsività e caparbietà nel non voler preoccupare e gravare sull’equilibrio psichico di mamma e papà si presenta con una determinazione funzionale al mantenimento dell’equilibrio di un sistema molto fragile ma anche molto investito in termini affettivi. Questo assetto difensivo risulta talvolta paradossale, se non fallimentare nel suo intento iniziale.”

Crescere in una realtà come la nostra – frammentata e dissociata, sempre molto performante, attenta all’immagine e all’apparenza – porta i ragazzi al moltiplicarsi degli sforzi, ed è indispensabile riuscire a decifrare in tempo il loro malessere e avere gli strumenti giusti per aiutarli.

“Solo legittimando il senso delle ferite degli adolescenti possiamo avvicinarci a loro e risultare credibili anche noi adulti, aiutarli ad ampliare la prospettiva, trovare insieme soluzioni e nuove risorse che non siano calate dall’alto, ma che provengano dalla loro capacità di penare creativamente a un’esistenza migliore di quella che li sta annichilendo. (…)”

Soffrire di adolescenza affronta con competenza una problematica complessa, mettendo in primo piano la profonda fragilità che si esprime spesso con gesti violenti e comportamenti autolesivi. Gli attacchi al Sé riguardano sia il corpo (tagli, disturbi alimentari) sia la mente (ansia, depressione, dissociazione).  Partendo proprio dalla sofferenza dei ragazzi per l’impossibilità di dare un significato alla propria vita, la Cirillo spiega che per diventare davvero adulti e sentire di avere un futuro hanno una sola possibilità: andare alla ricerca delle verità più autentiche che vivono dentro di loro e che rivendicano il diritto di esistere.

La dottoressa Cirillo, psicologa e psicoterapeuta, è socia dell’Istituto Minotauro, all’interno del quale è membro dell’equipe sui Disturbi del comportamento alimentare e dell’equipe sulle dipendenze tecnologiche. È membro del Comitato Scientifico e docente per la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia del Minotauro ed è docente per il master in Psicologia dei nuovi media “Prevenzione e trattamento delle dipendenze da Internet in adolescenza”. È docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e cultrice della materia presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Milano.

Rossella Montemurro

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