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Solo da una personalità poliedrica come quella di Alessandro Orlandi – matematico, editore, museologo e musicista – poteva essere scritto un interessante saggio su una delle tematiche che non smettono di affascinare esperti in materia e gente comune: il principio di sincronicità.
Ne I due volti del Tempo: su caso e sincronicità, uscito alcuni giorni fa per la partenopea Stamperia del Valentino nella Collana di Studi Tradizionali I Polifemi, Orlandi analizza il cuore delle coincidenze abbracciando le teorie dello psicanalista Carl G. Jung e del fisico Wolfgang Pauli che introdussero il princìpio di Sincronicità con quello di Causalità, formulando cioè l’idea che, accanto al tempo rassicurante che segna lo scorrere della vita quotidiana ne esista un altro, collegato agli Dei e allo Spirito, che fa irruzione nelle nostre vite in momenti straordinari.
In pratica, secondo gli studiosi, “anche se tra due fenomeni che accadono simultaneamente non esiste alcuna relazione di causa-effetto, essi possono apparire significativamente correlati alla luce di una “pregnanza simbolica” che li collega agli occhi di chi li percepisce”.
“Nel suo libro sulla Sincronicità Jung, d’accordo con il premio Nobel per la fisica Wolfgang Pauli, – spiega Orlandi – definì la Sincronicità come un princìpio non causale, che collega tra loro due eventi per via del contesto in cui appaiono contemporaneamente, che rafforza il significato di entrambi agli occhi di chi li percepisce. Si tratta di un’idea da non confondere con quella di coincidenza, cioè con il semplice verificarsi simultaneo di due eventi distinti, perché nell’idea di sincronicità è fondamentale l’aspetto psichico, la “risonanza” simbolico-semantica che si crea tra i due eventi percepiti. La categoria delle coincidenze è quindi più vasta di quella delle sincronicità e non necessariamente ogni coincidenza è una sincronicità”.
Con uno stile semplice, in grado di arrivare a tutti e non solo agli addetti ai lavori, Orlandi parla di sincronicità dal punto di vista della psicanalisi, della fisica, della magia, delle arti divinatorie (I Ching, Tarocchi, Astrologia Tradizionale) e della storia delle religioni, soffermandosi in particolare sull’idea che del tempo hanno la scienza e la spiritualità.
Con il supporto di una vasta bibliografia in materia, I due volti del tempo è una lettura affascinante e ricca di spunti. L’autore, però, malgrado l’argomento trattato, invita alla prudenza: “Cercare nella nostra anima i segni di ciò che ci accade intorno, significa ascoltarla. Vedere, invece, troppi segni, dentro o fuori di noi, significa soffrire di nevrosi ossessiva ed essere inflazionati dall’attenzione per l’aspetto simbolico dell’esperienza”.
Una curiosità: c’è anche un capitolo nel quale Orlandi racconta alcuni esempi di “eventi sincronici” che gli sono capitati negli anni riflettendo su cosa ha reso ai suoi occhi l’evento narrato una “sincronicità” e lasciando al lettore ogni giudizio.
Alessandro Orlandi è nato a Roma nel 1953. Dopo la laurea in Matematica ha svolto ricerche per conto del CNR all’Università di Pisa. Dal 1986 al 2006 ha insegnato matematica e fisica presso il Liceo E.Q. Visconti di Roma, dove per vent’anni è stato curatore dell’ex-Museo Kircheriano. Nel 2007 ha fondato la casa editrice La Lepre Edizioni. Autore di numerosi articoli e conferenze sui temi del simbolismo e della cultura ermetica, nel 1998 con Alberto Camici per Appunti di Viaggio ha pubblicato La fonte e il cuore – Cristianesimo e iniziazione, con Irradiazioni nel 2003 Dioniso nei frammenti dello specchio, pubblicato anche in Francia, nel 2007 Le sette teste del drago, favola alchemica ispirata ai Misteri di Mitrhra. Nel 2010 per Mimesis L’oro di Saturno. Saggi sulla tradizione ermetica. Per Stamperia del Valentino ha pubblicato nel 2018 Le Costellazioni dello Zodiaco in Alchimia, nel 2019 Genius Familiaris, Genius Loci, Eggregori e forme pensiero”.
Rossella Montemurro