Vorrei iniziare questa mia riflessione oggi con quanto scriveva Paul Claudel nel 1946.
“I cattolici hanno un grande rispetto per la Bibbia e questo rispetto lo dimostrano standone il più lontano possibile”.
Paul Claudel ultimo di quattro figli, a causa dell’attività di alto funzionario dell’amministrazione statale svolta dal padre, è costretto a spostarsi continuamente, fino al trasferimento del 1882 della famiglia Claudel a Parigi.
Durante la sua giovinezza a Parigi perde la fede ed entra in contatto con il positivismo imperante nella società dell’epoca, che però rifiuta decisamente preferendo il movimento anarchico.
Durante questo periodo vive un travaglio interiore che lo porta alla conversione al cattolicesimo nel 1886.
Tale avvenimento, secondo il racconto dello stesso Claudel, avviene a Notre-Dame de Paris, ascoltando il Magnificat durante la Messa di Natale.
E a pensare che nel libro “Le mie prigioni” Silvio Pellico così scriveva a proposito della Bibbia: “La Bibbia, divino libro, ch’io avevo sempre molto amato, anche quando pareami d’essere incredulo … Siffatta lettura non mi diede mai la minima disposizione alla bacchettoneria, cioè a quella divozione malintesa che rende pusillanime o fanatico. Bensì mi insegna ad amar Dio e gli uomini, a bramare sempre più il regno della giustizia, ad aborrire l’iniquità, perdonando gli iniqui”.
Silvio Pellico nasce il 24 giugno 1789 a Saluzzo secondogenito del commerciante piemontese di Onorato Pellico (1763-1838) e della savoiarda Margherita Tournier (1763-1837).
Durante la prigionia in carcere (durata dal 1820 al 1830) iniziò per Silvio Pellico un periodo di profonda riflessione personale che lo portò a riabbracciare la fede cristiana, che aveva abbandonato durante il periodo francese trascorso a Lione. Un compagno di prigionia, il conte Antonio Fortunato Oroboni lo avvicinò nella fede religiosa.
“Le mie prigioni” sono la testimonianza degli anni di carcere duro vissuto dal patriota e scrittore saluzzese nella fortezza dello Spielberg.
Ricordo di aver letto questo libro alle superiori, perché obbligato dall’insegnante, perché a lui piaceva come Silvio Pellico offriva una appassionata “difesa” della Bibbia.
Ecco oggi volevo riflettere con voi sul modo in cui Silvio Pellico sottolinea la spiritualità genuina che la Parola di Dio sa generare.
Avete mai riflettuto che dall’assuefazione alla Bibbia non nasce la grettezza, ma l’apertura d’animo, non si produce un devozionalismo, ma la fede libera e gioiosa, non il ritualismo, ma l’adesione morale.
Ricordo ancora che sempre quel mio professore delle superiori, avrebbe concluso questa riflessione con le parole del Manzoni: “Tutto si spiega col Vangelo, tutto conferma il Vangelo.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica