“Mi auguro che le ragazze di Prime Minister che sono qui oggi e tutte le ragazze in generale, in particolare le ragazze del Sud, prendano in mano la propria vita e quella delle proprie comunità e si assumano la responsabilità di guidare il cambiamento di cui abbiamo bisogno”.
È diretta e trascinante tanto che ascoltarla è un piacere: Francesca Cavallo, autrice bestseller di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli e Elfi al quinto piano, raccontandosi si svela una combattente che è riuscita ad abbattere i pregiudizi e a superare quel fastidioso e umiliante perimetro in cui spesso le donne sono confinate o si autoconfinano, una pericolosa comfort zone che impedisce di liberarsi dai retaggi e, perché no, scoprire che la quotidianità può anche migliorare.
Nel pomeriggio, nell’Open space APT a Matera, l’autrice ha dialogato con le allieve di Prime Minister Basilicata, la scuola di politica per giovani donne che vogliono intraprendere un percorso di formazione alla Politica e all’attivazione civica, alla sua seconda edizione nella regione Basilicata. Nel corso dell’incontro, moderato da Mariella Stella – co-fondatrice di Casa Netural e componente Prime Minister Basilicata e promosso in collaborazione con la Libreria Di Giulio, si è parlato anche del suo nuovo libro, Ho un fuoco nel cassetto (Salani Editore) – in cui ripercorre la sua storia di artista e imprenditrice donna, queer e meridionale.
Un titolo emblematico, che tende già a mettere le cose in chiaro e far emergere tutta la grinta di Francesca: “Mi piaceva, con questo titolo restituire rispetto al sogno – che per tanti rimane nel cassetto – l’urgenza perché il fuoco non può rimanere nel cassetto: deve uscire altrimenti brucia la scrivania, le stanze, le case… Volevo catturare la necessità per i sogni e le aspirazioni delle donne, soprattutto del Sud, di farsi spazio nella realtà e di trasformare anche le geografie delle nostre case, delle nostre città, delle nostre regioni”.
Il suo, insomma, è un appello universale e appassionato a non avere paura di uscire dai binari, oltrepassare i confini, “dar fuoco alle polveri” per demolire tutti i muri di un mondo fatto per tener fuori le donne e le minoranze e costruirne uno più libero in cui realizzare pienamente se stesse: “Scrivo nel libro che la libertà è come il fuoco: una volta che parte non si sa dove andrà e questo vuol dire che non si sa che cosa brucerà e che cosa lascerà in piedi. È aspetto della libertà spaventa, però nello stesso tempo libera, abbatte quei muri che ci confinano e ci impediscono di scoprire parti di noi stesse che non ci diamo la possibilità di incontrare e che non diamo al mondo la possibilità di incontrare. Anche rimanere chiusi in una stanzetta e non scoprire chi siamo è doloroso. Ci sono dolori che fanno crescere, e ci sono dolore che ci sviliscono ma è importante imparare a soffrire di quei dolori che ci fanno crescere piuttosto di quelli che ci confinano”.
Nel 2012 Francesca ha co-fondato in Silicon Valley la startup di media per l’infanzia Timbuktu Labs, con la quale ha pubblicato la prima rivista su iPad per bambini e la serie Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, che è stata tradotta in 48 lingue e ha venduto quasi 6 milioni di copie nel mondo. Nel 2018 ha ricevuto il premio Publisher’s Weekly Star Watch Award a New York. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo per bambini, Elfi al quinto piano, e ha fondato la sua seconda società, Undercats. Dal 2021 vive a Roma con una gatta enorme di nome Dopamina.
“Per me a un certo punto è diventata un’esigenza quella di tornare in Italia e di formare da qui la mia seconda azienda perché mi sono resa conto che alcune caratteristiche del sistema americano, l’ossessione per la produttività, la solitudine, il sistema “turbo-caputalista” non mi corrispondevano. Volevo invece con il mio progetto imprenditoriale contribuire a costruire un pezzetto d’Europa e riportare anche un po’ delle esperienze preziose che ho fatto negli Stati Uniti in Italia, provando a farlo da un luogo che contemplasse un umanesimo diverso e che mettesse al centro le persone piuttosto che i capitali”, conclude.
Rossella Montemurro