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Ponzio Pilato, il giudice che condannò Gesù. Un approfondimento del prof. Incampo

Ogni volta che recitiamo il Credo, quindi da duemila anni, ricordiamo che Gesù: “Patì sotto Ponzio Pilato”.

Ma chi era Ponzio Pilato?

Incominciamo col dire che l’imperatore Tiberio sceglieva con grande cura il Procuratore da inviare in Palestina.

Infatti la regione era molto turbolenta e quindi difficile da governare.

Tanto più lo era nel 26 d.C. quando a Roma giungevano notizie di vere e proprie battaglie tra i legionari e i giudei.

In quell’anno l’imperatore Tiberio mandò in Giudea Ponzio Pilato, che era un protetto Seiano.

Ricordo che Seiano, alla morte di Augusto, infatti, dal nuovo imperatore Tiberio fu nominato prefetto del pretorio.

E gli affidò subito l’incarico di fare da tutor del figlio Druso II nella missione che doveva frenare la sedizione di alcune legioni stanziate in Illiria.

Un segno indubbio di grande fiducia.

Della vita di Ponzio Pilato fino a quel momento non si sa molto.

La sua famiglia, i Ponzi, era probabilmente originaria del Sannio.

La storia ci dice che la Ponzio Pilato era dotato di un carattere duro, spesso fanatico ed anche crudele.

Arrivando a Cesarea, la sua bella residenza in Palestina, era convinto di due cose: durante le feste giudaiche era facile che scoppiassero tumulti e ribellioni; esisteva una sola cosa per i ribelli: la croce.

L’evangelista Luca riferisce il fatto di alcuni galilei “che Pilato aveva fatto uccidere mentre stavano offrendo i loro sacrifici”.

La storia ci dice anche che Pilato attinse fondi al tesoro del Tempio per finanziare la costruzione di un acquedotto.

Era un sacrilegio e il popolo insorse.

La reazione di Pilato fu immediata.

A un suo cenno i soldati si scatenarono con furia selvaggia e colpirono a morte molti giudei.

I capi dei giudei avevano comprese due cose di Pilato:

  1. Aveva una paura folle delle ribellioni e cercava di soffocarle al primo accenno.
  2. Voleva far carriera e temeva soprattutto l’eventualità che fosse inviato a Roma un rapporto sfavorevole sul suo conto.

In seguito ad un nuovo massacro di ebrei, nel 36 d.C. Pilato fu deposto ed inviato a Roma per essere processato.

Quando giunse a Roma il suo protettore Tiberio era morto.

Da qual momento non si hanno notizie storiche di Pilato.

Il 16 giugno 1961, alcuni archeologhi scoprirono una lapide con il suo nome tra le rovine di Cesarea.

Non c’è bisogno della lapide per essere ricordato, perché il processo a Gesù gli valse l’onore di avere una citazione nei libri del grande storico romano Tacito: “Cristo fu condannato a morte durante l’impero di Tiberio, da parte del procuratore Ponzio Pilato”.

Senza contare, come abbiamo detto, che proprio per quel processo, milioni di cristiani lo ricordano nel “Credo”.

Nicola Incampo

Responsabile della Conferenza Episcopale di Basilicata per l’IRC e per la pastorale scolastica

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