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Michael Cunningham, vincitore del premio Pulitzer con “Le ore”, torna alla narrativa dopo dieci anni con “Day”: una storia sul senso di fragilità di una coppia

“Lei questo l’ha voluto. Ha voluto il matrimonio. Ha voluto i figli. Ha voluto la casa a Brooklyn, rifiutando di farsi eccessive preoccupazioni per le rate del mutuo.

Ha voluto anche il lavoro. Era brava nel lavoro. Ci metteva l’anima. Era più produttiva degli altri. Adesso, a quanto pare, il trucco è continuare a volerlo, tanto il lavoro quanto il matrimonio, la maternità, la borsetta dal costo astronomico. Il trucco è imparare a non disprezzarsi per la claustrofobia e l’insoddisfazione che prova.

Niente di profondo. Solo problemi da ricca bianca.

Nemmeno adesso si guarda indietro e dice a se stessa: È stato un errore oppure Che cosa mi è saltato in mente? Lei e il fratello erano entrambi innamorati di suo marito, il che aveva senso – chissà cosa sarebbe successo se avesse sposato qualcuno che a Robbie non piaceva?”

Day (La Nave di Teseo, traduzione di Carlo Prosperi) segna il ritorno di Michael Cunningham – vincitore del premio Pulitzer con Le ore – alla narrativa, dopo dieci anni. Sotto una lente d’ingrandimento implacabile è raccontata tutto il senso di fragilità di una coppia in tre giorni significativi che in realtà fanno parte di una vita intera.

È il 5 aprile 2019, in un’apparente patina di tranquillità. I pensieri di Isabel, però, sono chiari: c’è una leggera insofferenza verso il marito, Dan, quasi un eterno adolescente, che insegue il sogno della musica, “fermamente deciso a resuscitare una carriera mai davvero esistita, come sanno tutti tranne lui”. La complicità è solo con Robbie, il fratello minore che abita con loro nell’attico a Brooklyn e con il quale condivide l’attrazione per Wolfe, un personaggio acchiappalike immaginario di Robbie, una sorta di alter ego perfetto con una vita da sogno. Isabel e Robbie condividono l’amore per Dan anche se Isabel sta pian piano ridimensionando: lei ha praticamente ogni cosa che una donna potrebbe desiderare – compresi due figli, Nathan in piena preadolescenza e la piccola Violet che a soli cinque anni sembra andare oltre ed essere riuscita a intuire quelle crepe che minano la coppia genitoriale. Quando Robbie decide di trasferirsi, l’equilibrio va in frantumi. La crisi esplode con la pandemia. Il 5 aprile 2020, in pieno lockdown, Dan e Isabel si sentono sempre più in prigione, tra piccoli inganni e frustrazioni reciproche. Robbie è bloccato in una baita di montagna in Islanda, solo con i suoi pensieri e una seconda vita segreta su Instagram. Gli eventi precipitano in modo inaspettato e, a distanza di un anno, quando il mondo torna a respirare, anche Dan e Isabel provano a ricomporsi e a ricominciare anche se su nuove basi e con un assetto diverso.

Di Cunningham colpiscono l’attenzione per i dettagli, quasi maniacale, e i dialoghi fittissimi che danno l’idea di quanto sia complessa una famiglia.

Michael Cunningham è autore di sette romanzi pubblicati in Italia da Bompiani: Le ore (1999), tradotto in 27 lingue e vincitore del Premio Pulitzer per la Narrativa, del Pen/Faulkner Award e del Premio Grinzane Cavour 2000 per la Sezione Narrativa Straniera, Carne e sangue (2000), per il quale ha ricevuto il Whiting Writer’s Award, Una casa alla fine del mondo (2001), Mr. Brother (2002), Dove la terra finisce (2003), Al limite della notte (2010) e La regina delle nevi (2014). Per La nave di Teseo ha pubblicato nel 2016 la raccolta di racconti Un cigno selvatico. Nato e cresciuto in California, vive a New York.

Rossella Montemurro

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