È un medico vecchio stampo che i pazienti li osserva, li ascolta, li accoglie, proprio come ripeteva uno dei suoi professori all’università: “Mi raccomando, mettete sempre al primo posto i pazienti e la loro salute. Guardateli, siate vigili e fate in modo che non vi sfugga niente”. Ultimo giorno di lavoro per il dott. Francesco De Bonis, uno dei pochi medici di base che, nell’era digitale, ha considerato la propria professione una vocazione. Da parte sua, per ciascun paziente, sempre massima disponibilità, un cellulare che non hai mai smesso di squillare anche al di fuori degli orari di ambulatorio e un’attitudine all’ascolto – l’empatia, infatti, è stata alla base del rapporto con quanti si sono rivolti a lui.
Da piccolino frequentava la parrocchia ed è sempre stato proteso a un’attenzione particolare nei riguardi di chi non stava bene, degli anziani, dei fragili: “Penso si nasca con questa propensione. Sono sempre stato affascinato anche dal Terzo Mondo, all’epoca a scuola se ne parlava molto. Credo che questa passione sia nata in quegli anni, vedevo la medicina come un mezzo per poter curare, per aiutare, e non nascondo che quando mi sono laureato feci domanda per andare in Africa. Però è mancata un po’ di determinazione da parte mia, mi sono fatto condizionare in primis dai miei”.
Nonostante tutto, è rimasto inalterato il voler darsi da fare per il prossimo: “Mi sono laureato negli anni Settanta, quando c’era una pletora medica incredibile e avere un posto di lavoro non era semplice. Ho fatto per una decina d’anni un sacco di sostituzioni, guardie mediche, ho lavorato al dispensario e ho fatto concorsi. Speravo di lavorare in Pneumologia, è questa la mia specializzazione, e per un paio di volte sono arrivato secondo finché, per graduatoria, ho iniziato a lavorare come medico di base”.
Il dott. De Bonis per 32 anni è stato il punto di riferimento per la salute di migliaia di materani: “Per carattere, quando faccio qualcosa mi piace farla bene. Spero di non aver deluso nessuno, chiaramente avrò fatto degli errori però penso di aver dato il massimo. In questi anni si sono creati rapporti molto belli, ultimamente ho avuto riscontri da persone che non mi aspettavo, mi sono state rivolte parole significative, tanto da avermi spiazzato”.
Attestazioni di stima e di affetto in un momento storico non semplice per i medici di base: “I pazienti sono cambiati, una volta si fidavano mentre adesso vengono con le idee chiare. Non dicono quali sintomi hanno per avere consigli, vengono già con il nome del farmaco da prescrivere e, in questi casi, viene a mancare il tuo ruolo. Un tempo, senza Internet e WhatsApp, la gente era più ignorante dal punto di vista medico e per noi era una salvezza, potevamo fare il nostro lavoro. Oggi tutti sanno di tutto ma a modo loro”.
Adesso il dott. De Bonis si dedicherà ai figli, entrambi laureati: “Nell’immediato seguirò mio figlio, laureato in Medicina, cercando di trasferirgli un po’ della mia esperienza. Mia figlia, invece, laureata in Lettere Classiche, vive a Bologna”.
Poi, ci sarà spazio per gli hobby, in particolare viaggiare: “Ho amicizie sparse per l’Italia, vecchie amicizie dei tempi dell’università che comunque sono rimaste”.
In tanti, in questi giorni, stanno andando a salutarlo nello studio di via Torraca, dispiaciuti per il pensionamento e grati per la professionalità e l’umanità con cui ha lavorato.
“Comunque il mio numero di telefono rimane sempre quello”, sottolinea, commosso.
Rossella Montemurro
