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Matera, 25 aprile. Il sindaco Bennardi: “La libertà che ha mosso i combattenti del movimento di resistenza antifascista è la stessa che spinge i migranti ad affrontare i mari del Mediterraneo rischiando la vita”

Pubblichiamo il discorso del sindaco di Matera Domenico Bennardi  in occasione del 25 aprile:

Cari cittadini e cittadine,

in questo 25 aprile, siamo qui per celebrare e ricordare la conquista della libertà da parte dell’Italia, con la fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista. Ringrazio per la presenza tutti voi.

Saluto tutte le autorità civili, militari e religiose. Un caloroso saluto e ringraziamento ai volontari delle associazioni combattentistiche e d’arma che ci ricordano l’impegno e il sacrificio di tanti italiani.  

Sono lieto ci siano molti studenti è molto importante la vostra presenza e per questo sono grato ai vostri insegnanti per avervi accompagnato. Soprattutto ai giovani vorrei porre una domanda: qual è la libertà a cui tenete di più. Qual è la libertà più irrinunciabile per voi. Pensateci.

Saluto anche il presidente del consiglio comunale, i consiglieri comunali (e regionali) presenti, gli assessori, le associazioni, i sindacati, tutti. Sono contento di questa partecipazione perché il messaggio che viene fuori dal 25 aprile è sempre ogni volta attuale, ogni anno c’è sempre uno o più motivi che rendono IMPORTANTE questa festa per noi italiani, per chi si è conquistato la libertà da un regime, da un’occupazione straniera, da un’ideologia dell’odio e dell’intolleranza.  Ci sono ancora oggi tanti Stati dove si combatte per conquistare o riconquistare la propria libertà, basta ricordare il conflitto in Ucraina, 426 giorni di invasione russa.

Purtroppo la riconquista di una libertà perduta o sottratta non è mai gratuita e nemmeno scontata, l’Italia ha pagato-cara questa liberazione, con vittime e sacrifici. E Matera deve continuare a ricordare sempre il 25 aprile perché città protagonista ed eroica, la prima del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo, con due medaglie, una d’oro al valore civile e una d’argento al valore militare.

Dobbiamo ricordare sempre l’eroismo di una comunità prevalentemente contadina e popolare, ma allo stesso tempo estremamente nobile nel suo coraggio, con una profonda dignità e un grande senso di responsabilità civile.

Oggi ricordiamo e festeggiamo quel nobile eroismo e quei sacrifici che hanno permesso al mezzogiorno e all’Italia di conquistarsi la libertà.

Che bella questa piazza e che bello il monumento ai caduti decorato da fiori, se notate ci sono anche dei fiori rossi, per ricordare anche tutte le donne della resistenza, che combatterono al fianco dei partigiani e contro il nazifascismo. Imbracciarono le armi, si misero al fianco degli uomini e in alcuni casi venivano scelte come capi squadra per dirigere brigate. Utilizzando le armi, le donne, invasero all’epoca un mondo prettamente maschile, ma non lo fecero per sentirsi importanti: fu una questione di necessità in una situazione dove era giusto collaborare per una causa che coinvolgeva l’intera popolazione. 35mila donne che fecero la Resistenza, 1859 furono vittime di violenza, 4.635 furono arrestate torturate e condannate, 2750 deportate, 623 fucilate o cadute in azione. Numeri da ricordare, eppure le donne che hanno fatto la resistenza sono sempre state un passo indietro nei ricordi, nelle celebrazioni, perché di quegli anni, e non solo di quelli, la narrazione è stata spesso solo al maschile. Oggi ricordiamo anche loro.

Sei giorni fa, il 19 aprile abbiamo celebrato i 100 anni dalla nascita di un grande Sindaco e un sublime poeta, Rocco Scotellaro, che ha lasciato in eredità il coraggio di difendere la propria libertà ripartendo dal potere della parola.

Perché le parole sono importanti.

Sono importanti quelle della nostra bellissima costituzione, nell’art. 3 in particolare è sancito che Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua o di religione.

Sono importanti e gravi anche quelle parole, dette a volta con eccessiva superficialità o ignoranza. Se per la Costituzione, se per lo Stato, siamo tutti uguali, per diritto di cittadinanza, senza distinzioni razziali, significa che non c’è  un’etnia di sangue per essere italiani.

Se non c’è un’etnia da difendere è inutile pensare che possa essere “sostituita”.

Siamo tutti cittadini italiani liberi in uno Stato libero.

Piuttosto che parlare di sostituzione, dovremmo cercare di usare più spesso, le parole integrazione, accoglienza, contaminazione, sempre nel rispetto delle singole culture, della propria storia e diversità.

Ognuno di noi, ed io stesso, ha nel proprio bagaglio genetico una componente araba, normanna, greca, albanese. Le radici e le tradizioni non sono innate in noi ma le creiamo o meglio contribuiamo a crearle, nelle città e nei luoghi che viviamo con le persone che condividono un territorio.

I migranti ci fanno comodo, quando con la loro manodopera a buon mercato, abbiamo le italianissime mele del trentino, le fragole del metapontino o la carne made in italy.  Ma quando qualcuno considera la libertà come un retaggio castale, una proprietà, un reddito, incappa in errori lessicali gravi per i quali non è capace di chiedere nemmeno scusa.

La libertà che ha mosso i combattenti del movimento di resistenza antifascista è la stessa che spinge i migranti ad affrontare i mari del Mediterraneo rischiando la vita, è la libertà dalla miseria, dai conflitti, dai regimi, dalla fame, dalla disperazione, dalla morte, la libertà più grande (cari studenti), è la libertà dalla paura.

Allora gridare oggi viva la libertà, vuol dire assumere un impegno preciso, sostenerci come popolazione e come persone tutte, perché come ci ricorda Scotellaro, in questa bellissima patria e soprattutto in questo fragile pianeta, siamo esseri deboli come fili d’erba tremanti, e dobbiamo conferire alla parola libertà il giusto significato, riconoscendo il valore universale e umano della resistenza, del desiderio umano di sopravvivenza e della voglia di sentirsi uomini e donne liberi, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione.

Viva l’Italia, Viva la Costituzione, viva la Libertà.

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