Un giorno, in una classe quarta liceale, scrissi alla lavagna: “Che cosa è per voi la solitudine?”.
Invitai i ragazzi a scrivere le risposte.
Eccone alcune:
“Ho paura di rimanere solo”
“La solitudine è una sensazione che temo molto, mi fa pensare alla morte; la solitudine non la intendo come essere sola in casa, ma anche sola tra molta gente”
“Mi fa paura sentirmi sola in mezzo a tanta gente e accorgermi che tutti hanno qualcosa su cui appoggiarsi e io invece no”.
“Ho paura di essere sola al mondo”.
“E’ il restare sola che mi fa paura ed il restare sola in casa, ma è quello di non avere un’amica che ti vuole bene e allora quella sì è paura”.
“Ho una grandissima paura di perdere delle amicizia e delle simpatie e questo mi preoccupa molto”.
Quando leggemmo tutte queste risposte mi venne spontaneo affermare: “Non vi sembra il ritornello di una triste canzone?”
Mi venne in mente quello che commediografo americano Thornton Wilder aveva scritto a proposito della solitudine: “Esiste un mondo dei vivi e un mondo dei morti. Il ponte è l’amore, l’unica verità, la sola sopravvivenza”.
Thornton Wilder è stato un drammaturgo e scrittore statunitense vincitore di tre premi Pulitzer: uno per il romanzo Il ponte di San Luis Rey e due per il teatro; inoltre ottenne il National Book Award per L’ottavo giorno nel 1968.
Insegnare era una delle più grandi passioni di Thornton Wilder. Inizia nel 1921 come insegnante di francese a Lawrenceville, una scuola privata nel New Jersey.
Durante la Prima Guerra Mondiale era stato arruolato per tre mesi nel reparto di artiglieria dell’esercito di stanza a Fort Adams, Rhode Island.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, parte come volontario avanzando di grado come tenente colonnello nei Servizi Segreti dell’Esercito.
Per il suo servizio in nord Africa e in Italia, si guadagna la Legione di Merito, la Stella di Bronzo, la nomina di Cavaliere della Legion d’Onore e ufficiale onorario nell’Ordine Militare dell’Impero Britannico (MBE).
Quello che dice Thornton Wilder è proprio vero!
L’amore crea sempre, non distrugge mai; ed in ciò risiede la sola speranza dell’umanità.
Ricordo di aver detto agli alunni: “Quello che abbiamo appurato serve solo per quelli che intendono accettare questa sfida: quella della speranza, dell’amore verso gli altri, quelli che sanno di essere angeli con un’ala sola che possono volare solo se si tengono abbracciati”.
A voi che mi leggete aggiungo che è facile, però, riempirsi la bocca con la parola amore e magari pretenderlo dagli altri.
Il modo più sicuro di avere amici è quello di cominciare ad esserlo.
Vorrei concludere con le parole di Erich Fromm: “L’amore infantile segue il principio: amo, perché sono amato. L’amore immaturo segue il principio: ti amo, perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogni di te, perché ti amo”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica