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“L’importanza della ricchezza interiore, come dice San Luca la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni”. Una riflessione del prof. Incampo

A volte raccontavo ai miei alunni la seguente storiella.

“Un musulmano va a trovare un “marabùt” (santone islamico) e gli dice: Vorrei che tu pregassi per me. Chiedi a Dio che io diventi ricco.

Il marabùt gli risponde: Va pure, pregherò per te, il Signore ti esaudirà.

Poco dopo l’uomo ritorna: i suoi affari vanno a gonfie vele, è ricco. Ringrazia il marabùt che gli dice: Vai pure, continuerò a pregare per te.

Gli anni passano.

L’uomo ritorna ancora una volta. È il più ricco della regione: ha case, campi, bestiami, servi.

– Tu non hai ancora guadagnato nulla, gli dice il marabùt, va’ pure, continuerò a pregare per te.

Molto tempo dopo, l’uomo ritorna, ma questa volta ha perso tutto.

È povero.

Ma la prova lo ha trasformato.

Egli dice: Non possiedo più nulla. Ma Dio ha messo nel mio cuore la pazienza e la saggezza dell’umiltà.

– La mia preghiera è stata esaudita, gli dice il marabùt. La ricchezza che ora è in te, nessuno potrà portartela via.

Quanto è bella questa storiella!

Ci fa capire a quale ricchezza dobbiamo aspirare.

La ricchezza interiore che viene dalla virtù, dalla pace del cuore, dall’umiltà, dalla pazienza, naturalmente dalla preghiera e dal rapporto di amore con Dio e con i fratelli.

Voi, come i miei alunni, vi chiederete come si fa.

Per giungere a questa visione della vita è necessario andare contro-corrente.

Il mondo infatti apprezza la ricchezza esteriore, il denaro, i beni terreni, il successo.

Dobbiamo prendere sul serio il Vangelo.

Avete mai riflettuto che Gesù ci chiama ad una conversione che ci fa quasi paura!

Chi di voi non rinunzia a tutti i suoi beni, non può essere mio discepolo” (Cfr. Luca 14,33).

Questo significa che il denaro, come tutti gli altri beni che Dio ci ha dato, è solo uno strumento e non il fine della vita.

Può essere utile se usato bene, cioè per rendere la vita più umana, per aiutare il nostro prossimo più bisognoso.

È inutile dire che diventa dannoso se ci attacchiamo il cuore.

Questa è la rinuncia evangelica.

Sempre San Luca ci dice: “La vita dell’uomo non dipende dai suoi beni” (Cfr. Luca 12, 15).

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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