Le ripicche, i rimpianti, i piccoli dispetti. L’amore che si trasforma in rancore. Non ha un Lieto fine (Einaudi, traduzione di Federica Niola), parafrasando il titolo del libro, la relazione di Antonio e Ángela nella realtà. Lo ha invece leggendo questo libro perché l’autore, Isaac Rosa, ha trovato un escamotage originale per raccontarla: partendo proprio dalla rottura, dal momento in cui ci si rinfaccia le colpe, arrabbiati o depressi o almeno rassegnati e si diventa bugiardi per arrivare ai primi giorni di totale euforia, dell’innamoramento, del matrimonio. Tredici anni andati in frantumi, piano piano, di un uomo e una donna che hanno da poco superato i quaranta, hanno due bambine piccole, vivono nella costosissima Madrid e lavorano entrambi nel settore culturale. In un rewind lento, scandito dalle versioni prima dell’una poi dell’altro, che si alternano in un delicato mosaico emotivo, tra le righe leggiamo la stanchezza, le vette, i fallimenti, e allo stesso tempo le vibrazioni più recondite e inconfessabili.
“Ogni adultero finisce per parlare dell’amante con il proprio partner, dev’essere il senso di colpa che ci rende loquaci, o forse era un modo di placare la mia irresponsabile e orgogliosa voglia di parlarti di lui. (…)”
Bellissimo e delicato, Lieto fine: una carrellata di desideri, aspettative ed errori di una relazione amorosa, in cui emergono risentimenti e incomprensioni ma anche una galleria di momenti felici scritti da una penna, quella di Rosa, in stato di grazia. Come scritto su Livres Hebdo, “dando vita a una delle più belle storie d’amore del decennio, Isaac Rosa ci ricorda come la coppia eterna sia soltanto un’illusione”. L’autore è nato a Siviglia nel 1974. I suoi romanzi hanno vinto numerosi premi letterari e sono stati tradotti in diverse lingue.
Rossella Montemurro