"(…) a un certo punto, quando pensavo di aver trovato quello che di solito chiamiamo equilibrio e che io preferisco definire un accettabile compromesso, sei apparsa e mi hai comunicato che stavo sbagliando tutto, cioè, che esisteva una parte di me ancora desiderosa di...
Oggi vorrei fare una riflessione sull’idolatria della ricchezza e la vorrei fare partendo da un severo, ma delizioso apologo tratto da “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry.
Antoine De Saint-Exupéry nasce a Lione il 29 giugno del 1900 da una famiglia aristocratica e cattolica, è divenuto celebre in tutto il mondo per il romanzo “Il Piccolo Principe“, scritto nel 1943, uno dei classici internazionali più conosciuti e tradotti di tutti i tempi, con oltre 300 traduzioni in lingue e dialetti differenti.
Il libro, che racconta dell’amicizia tra un aviatore dall’animo sensibile e un bambino sognatore venuto da un altro pianeta, ha molti riferimenti autobiografici.
Antoine De Saint-Exupéry era infatti un pilota di professione sensibile all’arte e che aveva conservato la sua parte bambina, ed ebbe realmente un incidente nel deserto del Sahara, nel 1935, in cui rischiò di morire di sete (fu ritrovato e salvato miracolosamente dagli indigeni).
Nei suoi racconti, fortemente ispirati al mondo dei primi voli aerei e alle sue avventure tra le nuvole, divaga sulla natura dei legami umani, sulla forza dei sentimenti puri e sinceri, sull’amicizia, sul decadimento dei valori in età adulta, contrapposta al rimpianto periodo dell’infanzia in cui lo slancio verso la vita e verso l’altro è irresistibile.
L’apologo è il seguente: “Io non conosco un pianeta su cui c’e’ un signor Chermisi.
Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella.
Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te: e si gonfia di orgoglio.
Ma non è un uomo, è un fungo!”
Nel libro dei Proverbi leggiamo: “Chi confida nella propria ricchezza cadrà;
i giusti invece verdeggeranno come foglie.”
Quanto è vero!
E’ come dire che chi confida nelle cose diventa come loro.
C’è un detto suggestivo della tradizione rabbinica che dice più o meno così: “Com’è facile per il povero confidare in Dio!
Com’è difficile, invece, per il ricco confidare in Dio!
Tutti i suoi beni gli gridano: confida in me!”
La frenesia del guadagno, il calcolo, l’egoismo, il possesso, l’avere ininterrottamente esaltato dalla nostra civiltà sempre più pagana, riducono l’uomo ad essere simile ad un fungo, una muffa senza sentimento, senza emozioni, senza verità, senza amore.
Non dimentichiamo mai quello che il Signore ci dice: “Non temere se vedi un uomo arricchirsi, quando muore non prende nulla con sé …” (Salmo 49, 17)
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica