domenica, 30 Marzo 2025

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del professor Antonello Di Pinto al critico d’arte Vittorio Sgarbi. Il prof. Di Pinto, studioso di opere d’arte, è autore del libro Caravaggio il portale per arrivare a Dio Edito da Armando Curcio Editore; nel marzo 2021 il professore segnala agli studiosi italiani l’Ecce Homo, all’incanto in casa D’Aste di Madrid:

Carissimo Vittorio,

volevo ringraziarti per avermi ricevuto nella tua magnifica casa romana, nonostante il tuo momento difficile; tra le opere d’arte a te care, tra le migliaia di libri sparsi ovunque con quel disordine apparente, dove solo la tua scaltrezza di abile prestigiatore sa tirare fuori il catalogo giusto al momento giusto. Eri macilento e triste, come il san Girolamo di Jusepe de Ribera, un personaggio delle nostre amate pitture: un capolavoro!!! Ad accompagnarmi nella tua stanza c’era la tua compagna, la dolcissima Sabrina, con la sua grazia innata, con la sua devota semplicità, lasciandomi solo con te. Soffrivi senza un lamento, in silenzio, senza un briciolo di commiserazione, così come altre volte ti ho visto fare: sei una roccia! Ricordo quando ti inviai l’immagine dell’Ecce Homo di Madrid, il 25 marzo 2021, anche allora stavi attraversando un momento difficile a causa di quel maledetto cancro alla prostata, anche allora eri stato messo a dura prova dal tuo destino, eri come un leone ferito, ma mai domo. Subito mi chiamasti a telefono: “Vecchio mio, la foto che mi hai inviato è un Caravaggio!” L’hai detto senza esitazione, con la convinzione e l’euforia del grande studioso quale sei; ti è bastato vedere un’immagine su WhatsApp per attribuire l’opera più importante uscita negli ultimi cinquant’anni. Ma dopo pochi giorni, la brutta notizia: il dipinto viene ritirato dall’asta per eccesso di interesse! Accidenti Vittorio, un eccesso di interesse!? nonostante lavori in Spagna dal ’91, pensai: “Che strani questi spagnoli, prima attribuiscono l’opera con un valore di 1500 euro e poi la dichiarano invendibile perché vale troppo!” Mi convocasti a casa tua per capire se ci fosse ancora margine per effettuare un’offerta, alle tue spalle c’era un grande Istituto Bancario che ti sosteneva. Quella sera individuammo una strategia percorribile, avevamo tutti l’impegno morale di restituire all’Italia quel capolavoro perduto. Vecchio mio, quella foto aveva compiuto il miracolo: aveva spazzato in un attimo via il tuo cancro.

L’arte è la migliore medicina. Noi Tossici dell’Arte riusciamo a sconfiggere persino i nostri fantasmi e le nostre paure! Attraverso l’arte noi diventiamo immortali! mi dicesti un pomeriggio di tanto tempo fa. Se potessi verrei a prenderti in braccio e ti porterei a Palazzo Barberini a vedere la mostra di Caravaggio, senza di te che mostra sarebbe? Così come Enea che porta sulle spalle Anchise, il suo anziano padre, attraverso l’arte ti salverei dalle macerie della depressione e ti ricondurrei alla vita. Digli ai professoroni che ti tengono in cura in ospedale, che l’unica medicina in grado di guarire la tua anima è la bellezza! Che lo sappiano anche loro. Quel giorno, a casa tua, mentre ammiravo la cupola del Borromini dall’ampia finestra, mentre ti parlavo di dipinti, di collezioni segrete, delle gallerie inesplorate che tanto piacciono a te, delle mie scorribande nelle aste sconosciute di tutto il mondo a caccia di quadri inediti ti dissi: “Sai Vittorio, esce in Portogallo un bellissimo Hendrick Van Somer attribuito a un anonimo fiammingo!! I soliti incompetenti!!! Sai Vittorio, sul catalogo di un’asta tedesca esce un dipinto attribuito a Tanzio da Varallo; invece, è la copia sciatta di un’opera di Massimo Stanzione!!! Amico mio, meno male che ci sono questi sprovveduti!”. Ma tu tacevi, mentre mi aspettavo che dicessi: “Ma va, fammi vedere, hai ragione, bravo! Tanzio da Varallo ti sconvolge la vita lo sai? questo quadro è solo una cagata!!” In pratica senza insegnarmi niente mi hai sempre insegnato tutto! Ricordo quella sera a Manduria, a casa del grande giornalista Bruno Vespa, il quale rimaneva incantato nel sentirti snocciolare nomi di autori a destra e manca guardando a malapena delle foto sfocate sul mio smartphone. “Vittorio ma come fai?” Disse incredulo ma divertito Bruno Vespa. E già, come fai? Me lo sono chiesto sempre anch’io, soprattutto quando giravamo di notte per chiese dimenticate, aperte apposta per la tua visita: “Caspita c’è Sgarbi, spalanchiamo le porte delle nostre chiese!” E tu salivi su quelle impalcature sbilenche con la tua lampadina in mano e ad un certo punto esclamavi: “Che meraviglia! Che meraviglia!” E accarezzavi le tele con un amore viscerale, e le annusavi, e le respiravi, e ti passavano i dolori e le malinconie, e poi correvi nelle sacrestie impolverate a caccia di altre scoperte, e noi che a stento riuscivamo a starti dietro. Per questo motivo quel pomeriggio continuavo a parlarti di dipinti, nella speranza di tirarti fuori dal bozzolo della depressione. Ti svelai anche la mia ultima suggestione, un magnifico Salvator Mundi in cerca d’autore, forse Guercino? Chissà. E sarà stato un caso, ma proprio in quel preciso istante hai aperto gli occhi e mi hai guardato con un affetto sincero, uno sguardo che mai ho dimenticato. “Ciao Vittorio! – dissi – io sono qui!”. Era come se una sostanza incomprensibile avesse attraversato le tue fragili membra e ti avesse ridato un fremito di vita. Sembravi Caravaggio che stava per leccarsi le ferite dopo l’ennesima notte brigosa.  Sgarbi e Caravaggio un binomio ineluttabile! Proprio lui: Caravaggio, il nome che ci ha uniti ancor di più in questi anni febbrili. Una volta ti dissi che sei il più caravaggesco dei pensatori del nostro tempo: stesso carattere, stessa vita dissipata nelle lunghe notti insonni, stessa voglia di amare ed essere amato, stessa smania di vivere; solo che lui adoperava il pennello e tu la parola!! E per uno strano scherzo del destino, o forse a causa di quegli squali insaziabili che ti hanno morso dappertutto, giudici e giudicanti, giornalai e falsi profeti, sei finito nel quadro che tanto abbiamo amato: Ecce Homo. Dove il Cristo appare rassegnato alla sua fine inevitabile, mentre quel Pilato brutale sta per pronunciare alla folla antistante: “Ecco l’Uomo, siete contenti?” E il povero ragazzino dalla fronte stretta alle sue spalle tenta goffamente di coprire le ferite inferte da uomini spietati. Vittorio, esci fuori da quel quadro! Ti stiamo aspettando!

Tuo fedele discepolo Antonello Di Pinto   

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