Un giorno scrissi alla lavagna: “Quali devono essere le qualità di un amico?”
E lo feci con una bellissima poesia di Teognide di Megara.
Teognide era un uomo che era stato provato dalla vita. Egli infatti aveva dovuto lasciare la sua patria greca, Nisea, città dorica sull’istmo di Corinto, al tempo delle lotte tra aristocratici (la sua classe di appartenenza) e democratici. Nella sua vita aveva dovuto fare i conti con la condizione di esule e naturalmente si era fatto una certa esperienza degli uomini.
Teognide di Megara fu un poeta esule greco vissuto tra VI e V secolo a.C.
Una virtù importante che rende solida l’amicizia è sicuramente la sincerità. È bello riflettere sul fatto che «chi pensa diversamente da come parla è un cattivo compagno: meglio nemico che amico» e invita a «non lodare nessun amico se è malvagio». In questa costellazione di virtù che definisce l’amicizia c’è anche posto per la fiducia, nella consapevolezza che «è difficile per un nemico ingannare un nemico, facile per l’amico ingannare l’amico”.
La poesia è la seguente
«Anima mia, a seconda degli amici fai variare
il tuo carattere, adegua la tua indole a quella
di ognuno; segui l’istinto del polipo dai molti tentacoli,
che assomiglia alla pietra a cui resta stretto»
Si nota molto bene la saggezza è equilibrio.
Sempre l’equilibrio è saggezza.
Non si promette più di quanto si può mantenere.
Avete notato che ogni strada porta all’angolo, e ogni angolo c’è un’insidia.
È importante misura e responsabilità.
Eppure anche attraverso il negativo, come dice Lucio Coco in un articolo sull’Osservatore Romano del 29 luglio 2020, che il poeta di Megara tratteggia e evoca, torna a delinearsi chiara e netta l’immagine dell’amicizia che Teognide vagheggia: un sentimento puro e nobile, ispirato a disinteresse, a comunione d’intenti e a solidarietà fraterna, che trova forse in questo pensiero di un altro greco, il filosofo Democrito di Abdera forse la sua sintesi migliore: «Non è degno di vivere chi non ha neppure un solo buon amico».
Nicola Incampo