Nei primi tre secoli della loro storia, i cristiani subirono molte persecuzioni, differenti per intensità e durata, ma anche per territorialità e iniziative.
Molte infatti sono limitate ad alcune zone dell’impero e si sviluppano in tre diversi periodi.
La prima. Nel 64 l’imperatore Nerone, sfruttando l’ostilità popolare verso i cristiani, scarica su di essi la responsabilità dell’incendio di Roma, ordito per i suoi folli progetti urbanistici.
Tacito, uno storico romano testimone oculare delle persecuzioni di Nerone scrive: “Quindi per stroncare le dicerie, Nerone fece passare come colpevole e sottopose alle pene più raffinate quelli che odiati per le loro nefandezze, il popolo chiamava cristiani.
Cristo, iniziatore di quel nome, era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato mentre regnava Liberio e momentaneamente sopita la perniciosa superstizione, scoppiava di nuovo, non solamente in Giudea, origine di quel male, ma nella stessa Roma dove, da ogni parte, confluivano e si moltiplicavano tutte le superstizioni atroci e vergognose. Dunque all’inizio furono arrestati quelli che confessavano, dopo su loro denuncia una grande moltitudine fu ritenuta colpevole non tanto del delitto dell’incendio quanto per odio verso il genere umano. Ai morenti furono anche aggiunti degli scherni, di morire coperti di pelli di animali, straziati dai cani o legati alle croci o destinati bruciare, e quando fosse scomparso il giorno venivano bruciati per illuminare la notte. Nei suoi giardini Nerone offriva quello spettacolo e offriva giochi circensi, confuso con abiti di auriga tra la plebe o ritto su di un cocchio. Per cui, sebbene contro individui colpevoli e meritevoli di pene nuove ed esemplari, la compassione si faceva strada; come se fossero immolati non per il bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di uno solo”.
Tra i martiri di questa persecuzione ci sono anche gli apostoli Pietro e Paolo.
La seconda. Un secondo periodo di persecuzioni inizia con l’imperatore Traiano che introduce una particola direttiva: “I cristiani non devono essere ricercati in quanto “cristiani” ma vanno puniti solo se denunciati. L’essere cristiano di per sé è un reato, ma il reato diventa tale se c’è un accusatore.
Il terzo periodo delle persecuzioni va dal 250 al all’anno 313.
E’ il periodo più violento, in cui le persecuzioni si estendono a tutto il territorio dell’impero.
Prima l’imperatore Decio, poi Valeriano e soprattutto Diocleziano organizzano sistematiche persecuzioni con una violenza mai raggiunta nei periodi precedenti, che causa la morte di migliaia di cristiani.
Ricordiamo san Lorenzo, Sant’Innocenzo e santa Lucia.
Gli imperatori, però, a causa della ferocia delle persecuzioni non riescono a porre fine al cristianesimo, perché come dice lo scrittore Tertulliano: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica