Straordinario. Non c’è un altro aggettivo per descrivere il nuovo libro di Niccolò Ammaniti, La vita intima (Einaudi), una carrellata graffiante di vicende che dalla contemporaneità prendono il meglio (o il peggio che dir si voglia) per merito di una protagonista sui generis. Maria Cristina, moglie del premier, bellissima ma ignorante (la mamma le ripeteva che il Signore le ha fornito un bel corpo ma dentro ci ha versato l’acqua minerale), “avendo letto tre libri in croce (il suo preferito restava sempre Madame Bovary), di letteratura non sapeva nulla”. Quarantenne splendida come una dea greca, con una vita sostanzialmente difficile – il padre scalatore ha abbandonato la famiglia, la madre è morta prematuramente, il trasferimento a Roma dai nonni, la morte del fratello Alessio, la carriera da atleta e modella, il matrimonio con lo scrittore Andrea Cerri, l’incidente, le ustioni e finalmente l’incontro don Domenico Mascagni e la nascita di Irene.
Quella di Maria Cristina (o Maria Tristina, Maria Cretina, Maria Pompina, così la chiamano…), ex modella palermitana, è un’esistenza divisa tra privilegio e tragedia. Il privilegio sono gli agi, una ricchezza che è uno status, un diritto acquisito. La tragedia se le è lasciata alle spalle, sono i lutti importanti, ma è anche quella che si profila all’orizzonte se un suo ex, Nicola Sarti, mettesse in rete un video porno girato quando era ragazzina.
Il revenge porn è un rischio concreto, proprio in un momento in cui per il marito, politicamente parlando, tira una brutta aria. Maria Cristina deve far fronte come può, logorata dal pensiero di un tracollo imminente, della vergogna, dell’onta che minaccia di abbattersi sulla sua vita cristallina ma molto molto frivola: “Nulla è autentico. L’unica verità è la certezza di una sciagura imminente. L’avverte sulla pelle, una pressione costante sotto il petto, come gli animali che percepiscono l’arrivo delle catastrofi”.
Accanto ha una segreteria trentenne saccente, ha avuto la sfortuna di origliare una conversazione dove la sminuiva, ventilando tradimenti del marito; un tuttofare dall’animo gentile a cui è legata da un’amicizia nata negli anni dell’infanzia; un misterioso personaggio detto il “Bruco, il capo dell’AP Team, un’oscura setta di giovani esperti di media che gestisce la comunicazione del primo ministro; un’amica immaginaria pronta a bacchettarla, quasi “voce della coscienza”. Personaggi che si definirebbero marginali e che invece, a modo loro, hanno nella trama ruoli pazzeschi.
Niccolò Ammaniti ha descritto uomini e situazioni agli antipodi, estremizzando con ironia come solo lui sa fare, mantenendo quella “verosomiglianza” di fondo che rende tutto fortemente realistico. Maria Cristina, donna invidiabile, dietro l’apparenza è tormentata, i dubbi la logorano, è di un’umanità spiazzante: non possiamo fare a meno di compatirla perché la sua “vita intima” diventa la nostra.
Sembra che Ammaniti sia tornato allo stile dei suoi romanzi di culto, con ritratti impietosi della realtà descritti in modo semiserio. Leggerlo è un piacere: significa davvero evadere, lasciarsi affascinare dai guai della “povera” Maria Cristina… La vita intima è un libro imperdibile, con un finale che proprio non ti aspetti.
Niccolò Ammaniti ha esordito nel 1994 con il romanzo Branchie (1997). Nel 1995 ha pubblicato il saggio Nel nome del figlio, scritto con il padre Massimo, e nel 1996 la raccolta di racconti Fango. Suoi racconti sono usciti nelle antologie Gioventù cannibale (1996) e Tutti i denti del mostro sono perfetti (1997). I suoi libri sono stati tradotti in francese, tedesco, spagnolo, greco e russo. È del 1999 Ti prendo e ti porto via, mentre nel 2001 pubblica per Einaudi Io non ho paura (diventato nel 2003 un film di Gabriele Salvatores). Niccolò Ammaniti si è poi dedicato al fumetto, genere che ha contribuito a formare lo stile narrativo dello scrittore. Fa un po’ male è il libro pubblicato nel 2004 che contiene tre brevi romanzi a fumetti sullo sfondo di una Roma minore, in una periferia pasoliniana ricca di storie e personaggi grotteschi. Ha vinto la 61° edizione del Premio Strega nel 2007 con Come Dio comanda, che nel 2008 diventa un film di Gabriele Salvatores. Del 2009 è Che la festa cominci (Einaudi), del 2010 Io e te (Einaudi), del 2015 Anna (Einaudi) poi adattata in una fortunata serie televisiva targata Sky. I suoi libri sono tradotti in 44 paesi.
Rossella Montemurro