Un padre amatissimo, una madre che ha odiato. Un compagno che l’ha abbandonata, due figli. Un “uomo-pinguino”, così lo definisce, che scruta ogni mattina all’incrocio mentre va al lavoro: «L’ho soprannominato l’uomo-pinguino per la sua corporatura compatta, con il grande ventre che parte dallo sterno e si estende pacifico fino all’inguine. I pinguini […] hanno la straordinaria capacità di attendere all’infinito la schiusa delle loro uova. Calmi, imperturbabili».
Un corpo, il suo, di novanta chili che continua a maltrattare di notte, alzandosi per mangiare.
“Non sono alta e il mio corpo ingrassando ha assunto delle forme stravaganti: il mio addome, per esempio, appare come una busta di plastica gonfia d’acqua, è morbido e fluttuante. Se mi metto sul fianco, sdraiata, scende dolce verso il basso, formando una bolla che si allunga sul materasso. Si intuiscono allora le costole rivolte verso l’alto. Se invece mi metto supina, il mio ventre si allarga e mi inonda uniformemente fino a ricoprire ogni minuscola sporgenza come una grande massa d’acqua che finalmente può dilagare.”
Di Delia, l’io narrante di Delia o un mattino di giugno (Barta Edizioni) di Margherita Lioy colpisce la malinconia. Una tristezza di fondo che non si placa, dopo che Fosco l’ha lasciata, e che viene stemperata solo quando si accorge che l'”uomo-pinguino” è al solito posto. Una mattina Delia trova il coraggio per avvicinarsi e, con la scusa di una sigaretta, cominciano a parlarsi: sono due solitudini che si incontrano, due passati che pian piano riaffiorano.
“Le persone anziane hanno una capacità straordinaria di proteggere e preservare le loro abitudini; ma raramente mi è capitato di osservare contemporaneamente tanta costanza nell’attesa, tanta meticolosa attenzione nel fumare una sigaretta, tanta cura nel vestiario. Mi è più familiare un uomo con gli abiti stropicciati che riempie l’attesa fumando nervosamente.”
Quell’appuntamento fisso con un uomo elegante, un medico in pensione, calmo, disponibile, è una terapia salvifica.
“Quando sono rimasta sola con i due bambini, ho intuito che solo la fretta avrebbe potuto curarmi. Mi rendevo conto, allora, che quando avevo fretta (di tornare a casa, di preparare la cena, di portarli all’asilo e a scuola) il dolore era assente; in tutto quel chiasso, il mio dolore dormiva. Solo quando cessava la fretta, l’angoscia, con una zampata, mi avvertiva di essere di nuovo sveglia”.
I ricordi di Delia e di Ernesto, l’uomo-pinguino, diventano via via più pressanti. Per la donna, una madre anaffettiva perché depressa, per l’uomo l’amore impossibile con Bice. In un crescendo di rivelazioni, nelle quali non mancano momenti di riflessione, per Delia sarà un nuovo inizio, una svolta.
Quella di Margherita Loy in Delia o un mattino di giugno è una scrittura avvolgente, la sua è una voce calda ed empatica.
L’autrice è nata a Roma e vive nella campagna lucchese. Ha pubblicato per l’editore Gallucci libri di arte per bambini e, per i tipi di Atlantide, Una storia ungherese (2018), La dinastia dei dolori (2020) e Dio a me ha dato la collina (2022). È in uscita per Hopefulmonster Tutto quel che resta. Tre racconti.
Rossella Montemurro