
“Oggi le carceri si sono trasformate in grandi caravanserragli: sono piene di folli, di disadattati, di uomini e donne che hanno delinquito perché espunti dal mondo del lavoro, perché scarto delle crisi economiche, della perdita di lavoro, di mancanza di case; oppure di giovani, indigeni o stranieri, che non sono stati correttamente investiti di responsabilità sociali e verso i quali la scuola e le istituzioni formative tradizionali hanno fallito la propria missione, studenti non sintonizzati con il vivere civile che, forse, a essi non è stato mai spiegato o fatto comprendere come ricchezza sociale e non come mera limitazione di diritti.”
Dalle parole di Enrico Sbriglia, penitenziarista, Former dirigente generale dell’Amministrazione Penitenziaria Italiana, si evince la situazioni critica del sistema carcerario. Sbriglia è una delle numerose voci che si alternano nel reportage della giornalista Francesca Ghezzani Il silenzio dentro. Quando raccontare diventa un atto di giustizia (Swanbook edizioni), un lucido resoconto all’interno e intorno alle carceri italiane per raccontare, con sguardo costruttivo, le molteplici realtà che vivono dietro e oltre le sbarre.
La Ghezzani ha raccolto testimonianze, analisi e riflessioni intervistando carcerati, ex detenuti reinseriti nella società e figure autorevoli del panorama istituzionale e associativo: esperti di criminologia e psichiatria forense, giornalisti, operatori della comunicazione, esponenti del clero e sociologi. I temi trattati sono trasversali – finanza e imprenditoria sociale, economia carceraria e circolare, upcycling e il rapporto tra giustizia penale e intelligenza artificiale.
Accanto a quella di Sbriglia ci sono, tra le altre, le voci di Alessio Scandurra (Coordinatore dell’Osservatorio di Antigone sulle carceri), Monica Bizaj (Presidente di Sbarre di Zucchero APS), Claudio Bottan e Mirko Federico (Attivisti), Candida Livatino (Perito grafologo), Carmela Pace (Presidente UNICEF Italia), Don Luigi Ciotti, Pino Cantatore, Kento, Valeria Corciolani. Non mancano numerosi operatori che ogni giorno lavorano per un sistema penitenziario che mette in pratica quanto previsto dall’Art. 27 della Costituzione.
Secondo la psicologa Antonella Cortese “Le carceri sono, di fatto, specchi di un sistema che non funziona: gli spazi non adeguati, la mancanza di supporto psicologico, e l’alto numero di detenuti sono fattori che aumentano il rischio di violenza e il senso di abbandono, sia per i detenuti che per chi lavora in queste strutture. Le istituzioni, pur riconoscendo tali criticità, raramente agiscono con la rapidità necessaria per migliorare la situazione.”
Per la criminologa Anna Palermo “la prima grande contraddizione che caratterizza il carcere è la sua sostanziale “incompatibilità” con la funzione rieducativa e risocializzante della pena, questo perchè il carcere produce come primo inevitabile effetto quello della desocializzazione, non privando soltanto il detenuto della libertà personale, rompendo drasticamente qualsiasi legame affettivo, relazionale, lavorativo, con la conseguenza che una pena che genera desocializzazione non potrà mai essere in grado di generare risocializzazione, da qui sorge il mito della rieducazione/risocializzazione della pena.”
Spicca il ruolo dei magistrati, un lavoro che, precisa Santino Mirabella, deve essere affrontato come una missione perché non ha nulla di personale o egoistico, deve contenere in sé il massimo della attenzione, il massimo dello scrupolo, il massimo della coscienza. E anche il massimo della empatia, in quanto il giudice purtroppo “vive e lavora” nel e sul dolore altrui, o per cercare di ripararlo o, addirittura, per infliggerlo. Anche una condanna “giusta” è una condanna che regala dolore al condannato”.
L’idea del libro, per l’Autrice, è nata tempo fa, ma ha trovato piena conferma dopo la sua visita, nel 2023, a una Casa di Reclusione nelle vesti di giornalista: “Da allora mi sono chiesta, senza cedere alla retorica del buonismo e consapevole che non tutti sono pronti o disposti a cambiare, cosa serva davvero perché la giustizia compia il suo percorso e chi ha commesso un reato, ma desidera ricominciare, possa contare su un reale reinserimento che lo tenga lontano dalla recidiva.
Come fare in modo che la libertà ritrovata non faccia più paura della prigione stessa? E che la detenzione, se vissuta come un autentico processo di rieducazione, diventi un investimento per chi la attraversa e una garanzia per l’intera società e la sua sicurezza?”
Per l’editore Aurelio Armio “questo libro dai contenuti spesso sorprendenti e, se vogliamo inquietanti per gli argomenti che tratta, si può leggere come se fosse un grande romanzo che induce alla riflessione il lettore. Del resto non potevamo aspettarci nulla di diverso da una grande giornalista come Francesca Ghezzani che da oltre un ventennio è autrice e conduttrice di programmi di informazione che affrontano temi sociali a 360°”.
Il silenzio dentro ha la prefazione di Assunta Corbo, giornalista, autrice e presidente Constructive Network che lo ha definito “un libro necessario per il momento storico che stiamo vivendo e anche per il nutrimento delle coscienze di ognuno di noi” e la postfazione curata dal critico letterario Claudio Ardigò da anni attivo nel volontariato in carcere che ha trovato nell’opera “il racconto di chi si è messo in gioco, di chi si è confidato, di chi si è perso, di chi si è tolto una maschera”.
Il reportage della Ghezzani è una disanima puntuale e precisa che non dimentica nessuna delle voci a vario titolo implicate nel sistema carcerario, diventando così un manifesto di giornalismo costruttivo, dove la narrazione diventa strumento di consapevolezza e cambiamento: un invito ad ascoltare, comprendere e agire, perché raccontare può essere il primo passo verso la giustizia.
Biografia autrice
Giornalista, autrice e conduttrice televisiva, si laurea in Scienze Linguistiche e Tecniche dell’Informazione e della Comunicazione e frequenta poi un corso di Specializzazione in Tecniche di Produzione nell’Audiovisivo e nel Multimediale. Alla ultraventennale professione nel giornalismo televisivo affianca collaborazioni radiofoniche e con testate nazionali. Parallelamente, ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi ed è annoverata tra i contributors di diverse pubblicazioni editoriali dedicate al giornalismo e al sociale.
Nel dicembre 2022 all’8^ edizione della kermesse “Storie di Donne. Premio Eccellenze in Rosa” si aggiudica il premio per la Categoria Donna & Informazione TV. Nel maggio 2024 riceve il Premio “Donna Territorio e Cultura 2024” per la sezione Giornalismo d’Approfondimento all’interno del premio artistico e letterario ideato e promosso dall’Associazione Culturale Swanbook. Ad aprile 2025 riceve il “Premio Eccellenza alla Carriera” per volere della Giuria del Premio Letterario Internazionale Omaggio a Pasolini e a maggio dello stesso anno viene premiata a Minori con il riconoscimento “MarediCosta comunicazione”.
È tra i soci fondatori dell’Associazione “Constructive Network -APS”.
Rossella Montemurro
