“Del resto questo è il gioco: essere famosi non per qualcosa che si fa ma per l’insistenza con cui s’impone la propria identità smussata da ogni spigolo sugli schermi altrui. I brand pagano chi si concede di più. Pagano persone grasse affinché dicano che so no grasse e fiere di esserlo in un video in cui sponsorizzano mutande contenitive; pagano chi ha capito che gli ideali, così come la propria identità, possono essere messi in vendita al migliore offerente. Femminismo, anti-razzismo, ambientalismo: più si è sostenitori di certi -ismi, più i brand paga no la pantomima bidimensionale che ne consegue per sponsorizzare le nuove bottiglie di Coca-Cola riciclabili al 50% o i cosmetici che, se acquistati nella giornata delle donne, faranno sì che il 5% dei ricavi vadano a qualche associazione che sostiene il genere femminile. Sono amici e alleati delle facce piallate di chi abita quel mondo, succhiano l’ambizione egoica di chi vuole apparire e si gonfiano di soldi e sentimenti vuoti, incrostati di quella patina performativa che avvolge tutti gli abitanti dei social, mentre una massa di account fa il tifo per chi è più moralmente sano.”
La scrittura di Irene Graziosi sa essere graffiante, cinica ma anche molto realistica. Il profilo dell’altra (Edizioni e/o) potrebbe essere un trattato sociologico sull’universo delle influencer, sull’egemonia che i social ormai hanno sulla vita reale. Maia, l’io narrante, è quasi un’intrusa in un mondo, quello virtuale, che prima di incontrare Gloria le apparteneva pochissimo. Cameriera in un locale di Milano, dove è tornata dopo aver interrotto gli studi a Parigi per la morte della sorella, vive alla giornata, quasi sospesa, senza una vera idea di futuro. Con il suo compagno Filippo, docente universitario, il rapporto si trascina a forza di inerzia. Quando Maia incontra Gloria – un’influencer diciottenne ricchissima e viziata che dalla vita ha tutto – e accetta di lavorare per lei, le cose cambiano. Maia dovrebbe aiutarla nei contenuti da postare, in realtà nei primi tempi è come se Gloria cercasse un’amica, una ragazza in carne e ossa in grado, probabilmente, anche di prenderla per mano e guidarla in quella che ha tutta l’aria di essere una giungla. Per Maia è un’irruzione in una quotidianità contrassegnata dall’effimero: sorrisi splendidi ma vuoti, filtri per apparire più belle, lusso ostentato, eventi esclusivi. Lei critica, è obiettiva e non si fa problemi nel dirlo a Gloria che di quella quotidianità, invece, è parte integrante.
Gloria, idolatrata e seguitissima sui social, è insicura e insoddisfatta: Maia, che ormai la conosce, sa intuirne gli stati d’animo dagli occhi spenti malgrado i sorrisi. Pian piano tra le due la diffidenza lascia spazio all’empatia ed è come se si proteggessero a vicenda. Il loro rapporto diventa una lunga autoanalisi nella quale emerge il passato di entrambe e, soprattutto, vengono fuori tutte le criticità del “virtuale” che in modo ossessivo offusca la realtà.
Il profilo dell’altra è un esordio complesso che affronta anche tematiche delicate invitando il lettore a riflettere. Sorprendente e inaspettato il finale, probabilmente l’unico possibile per un libro simile, capace di non interrompere quel magnetismo con il lettore.
Irene Graziosi nasce a Roma nel 1991. Durante gli studi universitari inizia a scrivere. Scrive per varie riviste e scrive serie video, finché, nel 2018, non incontra Sofia Viscardi. Insieme fondano il progetto Venti, di cui Graziosi è attualmente autrice e responsabile editoriale.
Foto in copertina Illibraio.it
Rossella Montemurro