Quando ai miei alunni dovevo parlare del valore di “saper gioire” raccontavo questa favola.
“Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di in convento e bussò energicamente.
Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva.
‘Frate portinaio’, disse il contadino, ‘sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna?’.
‘Forse all’abate o qualche frate del convento’.
‘No. A te.’
‘A me?’
Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia.
‘Lo vuoi dare proprio a me?’
‘Certo, perché mi hai trattato sempre con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un po’ di gioia’.
La gioia semplice che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate indovino mise il grappolo d’uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattinata.
Era veramente un grappolo stupendo.
Ad un certo punto gli venne un’idea: ‘Perché non porto questo grappolo all’abate per dare un po’ di gioia anche a lui?’.
Prese il grappolo e lo portò all’abate.
L’abate ne fu sinceramente felice.
Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: ‘Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco’.
Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo.
Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato.
Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco che passava le giornate a sudare sui fornelli, e glielo mandò’.
Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po’ di gioia pure lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro.
Finché di frate in frate, il grappolo d’uva tornò al frate portinaio (per portargli un po’ di gioia).
Così fu chiuso il cerchio.
Un cerchio di gioia.”
Se tutti gli uomini pensassero sinceramente a “donarsi un po’ di gioia” il mondo intero diventerebbe un cerchio d’amore.
Come possiamo notare il problema dipende ancora una volta dal fatto che tutti siamo sicuri che tocchi all’altro cominciare.
Così non incomincia mai nessuno.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica