Oggi vorrei fare una riflessione sulla gioia.
E volevo farlo ricordando una lezione in una classe quinta.
Chiesi ai ragazzi che cosa pensassero della seguente definizione di gioia: “La gioia è una virtù cristiana, perché la vera gioia viene dalla fede, cioè da Gesù che è veramente Risorto.”
E a ragione di questo affermavo che se la fede non ci rende contenti della vita vuol dire che non è la fede del Vangelo.
Ecco perché il vero cristiano non deve essere triste, non deve essere pessimista e soprattutto non deve essere scontento della vita.
Un alunno mi rispose: “Professore, queste sono solo belle parole, su cui in teoria possiamo essere d’accordo: ma come faccio ad essere contento della vita, quando ho avuto tante disgrazie, ho ricevuto tante bastonate?”
E mi elencava le sue pene: mamma ammalata, fratelli in difficoltà per vari motivi, insuccessi affettivi…
Dobbiamo imparare a partecipare alle sofferenze del nostro prossimo, dando l’aiuto possibile che ci è possibile dare.
Ed è difficile dire a chi ha avuto dalla sorte più gioie o più dolori, più fortuna o più disgrazia.
E a pensare che non siamo in grado di giudicare nemmeno la nostra esistenza, figuriamoci quella degli altri!
A volte diciamo: quello sì che è un uomo fortunato! Oppure , un uomo sfortunato.
La verità è un’altra: è Gesù la buona notizia che rende veramente felice la nostra vita.
Come cristiani, non possiamo essere contenti o scontenti perché fortunati o sfortunati, perché la fede ci dice che è Gesù che ci salva.
«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia»
Gesù è la bella notizia, Gesù è la nostra grande gioia.
Io sinceramente credo che per un cristiano essere contento e gioioso è un dovere, è la prima testimonianza che dobbiamo dare.
Ho insegnato religione cattolica una vita!
L’insegnante di religione è un testimone, un mandato, sicuramente è un punto di riferimento.
In conclusione: la gioia della fede viene da due fattori.
Il primo. La sicurezza di essere protetti, amati, difesi e perdonati.
Il secondo. La gioia della fede viene dall’abbandonarsi totalmente a Dio.
Affidarsi a Dio è facile e difficile.
E’ facile perché si tratta di un atto semplice: abbandonarsi a Lui. “Signore pensaci tu”.
È difficile perché è un salto nel vuoto, proprio come lanciarsi col paracadute.
Solo chi ha una grande pratica di lanci si butta quasi senza pensarci.
Dovesse capitare a me, non so come me la caverei…
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica