“Il bullo nasconde profondi malessere, soprattutto nel rapporto con se stesso e con la sua famiglia”.
Scrivevo questa frase alla lavagna per parlare dei bulli, dando a tutti la possibilità di riflettere sull’espressione.
Per alcuni, durante l’adolescenza, c’è il pericolo di cadere nel bullismo, una trasgressione provocata da uno smisurato bisogno di autostima.
Questo significa che il bullo è colui che, privo di compressione e responsabilità, s’impone sui più deboli dominandoli con la prepotenza e, talvolta, con la violenza.
Il suo atteggiamento, attenzionale e divertito, provoca sofferenza alla sua vittima.
È evidente, però, che il bullo nasconde profondi malesseri, nel rapporto con se stesso e con la sua famiglia; capita anche che un adolescente si trasformi in bullo solo per il timore di diventare vittima di bullismo.
Succube del proprio disagio, spesso il bullo si rifugia nel branco in cerca di identità e di coraggio; da solo rischia di sentirsi una nullità, una percezione emotiva causata dalla sua fragilità e dalla sua bassa autostima, a cui cerca di sopprimere per il predominio sugli altri.
Bisogna fare attenzione, però, perché talvolta i protagonisti di atti di bullismo sono i cosiddetti bravi ragazzi che senza sporcarsi le mani, manovrano il gruppo e prevaricano sui più deboli in modo crudele.
Questo accade quando ai loro problemi personali si associa una vita non ancorata a valori forti, capaci di generare in loro un sentimento di empatia verso gli altri.
Tuttavia, se da una parte è un pericolo tipico dell’adolescenza, dall’altra il bullismo è anche il frutto amaro della cultura contemporanea, in cui la libertà è identificata col capriccio individuale, la felicità è identificata con il successo e il denaro, mentre il senso del limite e delle regole sembra pura idiozia.
Avete mai riflettuto che la vita pare avere come obiettivo l’eliminazione di ogni sacrificio, per andare alla ricerca di un mondo dove tutto è facile e dove l’essenziale è apparire, affermandosi a scapito degli altri.
Quando il bullismo è legato alla mancanza di valori diventa il riflesso di una vita priva di senso.
È un vuoto totale!
Questo vuoto è una minaccia terribile: insinua negli adolescenti e nei giovani la paura del futuro, che toglie ogni speranza, provocando ansia e depressione.
Già nel 1845 il filosofo Kierkegaard avvertiva che il tempo stava diventando banale e la società contemporanea vive questa patologia: un vuoto esistenziale che ammorba molti ragazzi.
Infatti non sono malati e neppure cattivi, ma sono semplicemente vuoti, incapaci di distinguere il bene dal male.
Ragazzi profondamenti annoiati, percepiscono la loro vita come un fluire senza senso e ripetono atti irresponsabili di bullismo.
Però io mi preoccupavo di dire ai miei alunni che esiste un rimedio: prendere consapevolezza del proprio disagio e lasciarsi aiutare, assumendo i valori necessari per vincere soprattutto la noia e colmarla di serenità.
È evidente che per raggiungere tale obiettivo dobbiamo contare su una Persona, che non è un palliativo illusorio, perché è Gesù, Colui che vince il vuoto esistenziale e dona una vita piena di senso.
Nicola Incampo
Responsabile della Conferenza Episcopale di Basilicata per l’IRC e per la Pastorale Scolastica