Oggi vorrei proporvi una poesia di un’autrice poco conosciuta: Nedda Falzolgher.
Nedda volle chiamarsi Nil “nulla”.
Nil nacque a Trento nel 1906 e a Trento vi morì nel 1956.
A soli cinque anni si ammalò di poliomielite e fu costretta sulla sedia a rotelle. La naturale vocazione verso la poesia e la letteratura la portarono sin da giovane a studiare da autodidatta nella sua casa sull’Adige a Trento.
Nil morì giovane, ad appena cinquant’anni.
Dopo la sua morte, il padre affidò a Franco Bertoldi, docente universitario a Milano e Trento, l’incarico di ordinare e pubblicare in una antologia le poesie della Falzolgher.
Il volume uscì nel 1957 per i tipi dell’editore Rebellato e fu intitolato Il libro di Nil (il soprannome con cui Nedda veniva chiamata dagli amici).
In quest’opera postuma c’è una sezione di poesie intitolata Ritmi dell’infinito, dalla quale proponiamo alcuni versi, rivelatori di uno stato d’animo contraddittorio: sentimento della vita che sfugge e sofferenza per ciò che non si è vissuto …
All’inizio ripiegata sul duo dolore, successivamente si aprì al mondo, agli altri e naturalmente a Dio.
La poesia che vi propongo è la seguente:
T’amo, Signore, per la muta passione delle rose.
T’amo per le cose della vita leggere,
le cose che sognano i morti la sera
dentro la terra calda,
sotto il limpido brivido degli astri.
Ma più t’amo, Signore, per la misericordia
delle tue grandi campane
che portano nel vento
verso l’anima della sera
la nostra povera preghiera.
Come potete notare questa poesia esprime come la forza dell’amore riesce a dare sapore ad ogni cosa.
Ma Nil ci dice che la bellezza e la felicità si sperimentano nel simbolo delle campani serali.
Le campane sono capaci di intrecciare da un lato la preghiera che sale verso Dio, e dall’altro la misericordia divina che offre perdono e pace.
La nostra esistenza percorre le strade spesso tortuose del mondo.
E’ con questa fiducia che il peccato è superato dall’amore e dal perdono.
E così pure noi con il Salmista possiamo pregare: “Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera.”
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica