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Il prof. Incampo: “La presenza di minorenni in ambienti destinati al gioco d’azzardo rappresenta un fallimento nella tutela dell’infanzia”

Di fronte al titolo apparso di recente su un giornale locale, “Troppi ragazzi nelle sale delle scommesse”, si impone una riflessione seria e profonda.

Non si tratta solo di una violazione della legge, ma di un segnale preoccupante che mette in luce diverse falle nel sistema educativo, sociale e familiare.

La presenza di minorenni in ambienti destinati al gioco d’azzardo rappresenta prima di tutto un fallimento nella tutela dell’infanzia. I minori, per loro natura, sono più vulnerabili e meno in grado di valutare i rischi legati al gioco. La loro esposizione a dinamiche di vincita facile, perdita e dipendenza mina il loro sviluppo psicologico e sociale, aprendo la strada a disturbi comportamentali, difficoltà scolastiche e, nei casi più gravi, alla ludopatia.

Quando un adolescente entra in una sala scommesse, trova spesso adulti che normalizzano il gioco come forma di intrattenimento o addirittura di guadagno. Questo trasmette un messaggio profondamente distorto: il denaro può arrivare facilmente, senza fatica; il rischio è un’opportunità, non un pericolo.

Un messaggio che diseduca, alimenta illusioni e favorisce comportamenti irresponsabili.

Il fenomeno evidenzia anche una carenza di educazione al gioco responsabile. Nelle famiglie e nelle scuole si parla ancora troppo poco dei pericoli del gioco d’azzardo, lasciando i giovani privi di strumenti critici per difendersi.

A questo si aggiunge una scarsa vigilanza da parte delle istituzioni e degli stessi gestori delle sale scommesse, che in teoria dovrebbero impedire l’ingresso ai minorenni, ma che in pratica non sempre lo fanno.

Numerosi studi dimostrano che l’esposizione precoce al gioco d’azzardo è strettamente correlata a un aumento del rischio di sviluppare disturbi come ansia, depressione e dipendenza.

Il gioco, che dovrebbe essere un’attività ludica e regolata, si trasforma così in una trappola per giovani fragili, lasciati troppo spesso soli o mal guidati. Di fronte a questo scenario, è necessario un impegno condiviso. Le famiglie devono vigilare e dialogare con i propri figli, le scuole devono integrare programmi di educazione finanziaria e prevenzione delle dipendenze, le istituzioni devono rafforzare i controlli e le sanzioni per chi viola la legge.

Anche gli operatori del settore del gioco hanno una responsabilità etica precisa: quella di proteggere i soggetti più vulnerabili, rispettando le normative e collaborando attivamente alla prevenzione. La presenza di ragazzi nelle sale scommesse è il sintomo di una società che sta abbassando la guardia sui propri doveri verso le nuove generazioni. Intervenire è non solo necessario, ma doveroso.

Perché proteggere i giovani significa costruire una società più sana, consapevole e giusta.

È il momento di ascoltare questo campanello d’allarme e agire, prima che diventi un grido di disperazione inascoltato.

Nicola Incampo

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