Avete mai riflettuto se sia possibile passare “oltre il muro della terra”, così per scoprire il mistero, per scoprire il senso della vita o l’oltremorte?
Io vi confesserò ho sempre riflettuto.
Ricordo che a scuola un insegnante ci fece riflettere su questa “possibilità”.
E ci fece riflettere proponendoci una lirica di Giorgio Caproni.
Giorgio Caproni nasce a Livorno nel 1912; la sua vita infantile e giovanile viene turbata inevitabilmente dagli eventi della prima guerra mondiale.
Dopo un’infanzia vissuta nel pieno dopoguerra a 12 anni, il giovane Caproni comincia i primi studi a Genova.
Successivamente, ormai maggiorenne, comincia a inviare anche le sue prime composizioni a vari editori che gli frutteranno la pubblicazioni di due raccolte: Come un’allegoria (1936) e Ballo a Fontanigorda (1938).
Nel 1939 il poeta si trasferisce a Roma, qui vive anche lui tutti i turbamenti dovuti alla seconda guerra mondiale e si schiera infatti dapprima per il regime, poi quando gli viene chiesto di entrare a far parte delle brigate della Repubblica di Salò, si schiera per la Resistenza.
Gli eventi della guerra e le riflessioni del poeta su di essi confluiscono nella raccolta Il passaggio di Enea datata 1956.
Ha vissuto a Roma fino alla fine della sua vita, nel 1990.
La lirica che vi propongo è Anch’io.
Ho provato anch’io.
E’ stata tutta una guerra di unghie
Ma ora so
Nessuno
potrà mai perforare
il muro della terra.
In questa lirica leggiamo tutta l’amarezza dell’autore: “Nessuno potrà mai perforare” quel muro.
Una cosa è certa però che bisogna avere coraggio, decisione e forza per grattare quel muro nella speranza di aprire con pazienza un varco.
Ma è proprio così?
In realtà la fede ci ricorda che è possibile infrangere quel muro, non per vedere tutto con chiarezza, ma per intravedere.
Sicuramente anche a voi verrà in mente quello che ci dice San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi: “… Ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto”.
(Cfr. 1 Corinzi 13, 12).
Non per nulla l’ultimo libro della Bibbia si chiama Apocalisse, cioè rivelazione, svelamento.
Una città ideale, un mondo luminoso, la fine del male e il trionfo del bene sono i bagliori che riusciranno ad intravedere dietro il “muro della terra”.
E certamente non sarà silenzio e vuoto come molti temono e sospettano.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica