Sarà capitato anche a voi di non dormire?
Perché qualcosa tormenta il cuore?
E avvilisce la notte, e stanca?
È proprio in questo momento che la memoria riporta alla mente una poesia di Jone di Ceo.
Simonide nacque nel piccolo centro di Iuli, sull’isola di Ceo, nelle Cicladi.
Dopo essersi distinto come poeta nella sua terra natale, fu chiamato ad Atene dal tiranno Ipparco, figlio di Pisistrato: egli, facendosi promotore di una politica di “mecenatismo”, aveva infatti favorito la riunione attorno a sé di numerosi artisti.
Nella città dell’Attica Simonide si trattenne fino al 514 a.C.: dopo l’assassinio di Ipparco da parte dei tirannicidi Armodio e Aristogitone, iniziò a girovagare spostandosi da una località all’altra della Gregua. Giunse così in Tessaglia, presso la corte degli Scopadi e degli Alevadi, e fece poi ritorno ad Atene nel periodo delle guerre persiane.
La poesia è “La stella mattutina”
Aspettiamo la stella mattutina
dall’ala bianca che viaggia nelle tenebre,
primo annunzio del sole.
Questa bellissima poesia mette in evidenza come la notte avvilisce e stanca in attesa dell’alba e non tollera più la lentezza delle ore.
Quando sul pellegrino sorpreso dalle ombre pesano spavaldamente vicini gli ululati dei lupi e i latrati dei cani affamati.
L’unica speranza è che il solo alto nel cielo dichiarerà il vigore generoso dei suoi raggi.
È straordinario come l’autore della poesia ci invita al dialogo con la notte nell’attesa paziente che si configuri finalmente la stella del mattino, proprio quella che annuncia il sole.
È una stella che non delude e viaggia nelle tenebre.
Nicola Incampo