Oggi vorrei fare una riflessione partendo da un curioso apologo tratto da uno dei capolavori della letteratura cinese taoista: “Il granchio” del IV a.C.
“Tra le molte virtù di Zhuang-zu c’era l’abilità nel disegno. Il re un giorno gli chiese il disegno di un granchio.
Zhuang-zu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori.
Dopo cinque anni il re venne, ma il disegno non era ancora cominciato.
“Ho bisogno di altri cinque anni” disse Zhuang-zu.
Il re a malapena e di malavoglia glieli accordò.
Allo scadere dei dieci anni, davanti al re, prese un pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si sia mai visto sulla faccia della terra”.
Ecco vorrei dire che la scoperta delle grandi verità è istantanea, ma ha alle spalle anni di meditazione e di silenzio.
È importante riflettere che per riuscire a creare un capolavoro basta un istante soltanto, ma quel capolavoro ha una lunghissima gestazione oscura.
Mi verrebbe da dire che per ottenere la scintilla di una illuminazione spirituale bisogna seguire un faticoso apprendistato, bisogna scegliere la strada di un lavoro impegnativo.
Oggi non “lavoriamo” per il senso ultimo delle cose!
Invece dobbiamo scoprire che il senso ultimo della vita e il senso ultimo delle cose ha bisogno di grandi spazi.
Proprio come un bel libro che lascia su ogni pagina grandi spazi bianchi entro cui le parole germogliano, crescono, respirano vivono.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica