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Il prof. Incampo: “Il mondo ha bisogno di nuovi “Francesco”. Non di copie, ma di anime semplici e ardenti, capaci di portare il Vangelo con la vita”

San Francesco d’Assisi, vissuto nel XIII secolo, continua a parlare con forza al cuore dell’uomo moderno. La sua figura non è solo un riferimento religioso o storico, ma un invito vivo e attuale a riscoprire l’essenza del Vangelo, nella sua semplicità e radicalità. Le sue virtù non sono astratte, ma frutto di un’esperienza profonda con Dio e con i fratelli. Sono una via concreta di libertà interiore.

In un tempo in cui spesso ci si sente smarriti, oppressi dal peso delle cose, delle ambizioni, della competizione, Francesco si presenta come un uomo liberato, capace di gioire nelle difficoltà, di amare senza condizioni, di riconoscere la presenza di Dio anche nelle creature più piccole.

Vediamo, dunque, quali sono le sue virtù e come possono ancora oggi ispirare il nostro cammino.

Francesco non ha mai cercato grandezza o potere. Al contrario, ha desiderato essere il più piccolo tra i fratelli. La sua umiltà nasceva da una profonda consapevolezza della propria piccolezza davanti a Dio, ma anche dalla certezza del Suo amore. Non si considerava degno di nulla, e proprio per questo riceveva tutto come un dono.

L’umiltà di Francesco ci insegna che la vera grandezza non consiste nel mettersi sopra gli altri, ma nel servire, nell’ascoltare, nel riconoscere i propri limiti con serenità. In un mondo che premia l’apparenza e la competizione, lui ci mostra il valore della verità interiore, della semplicità, dell’essere e non dell’apparire.

La povertà evangelica fu per Francesco una vocazione centrale. Dopo aver conosciuto il benessere economico nella sua giovinezza, comprese che la vera ricchezza non stava nelle cose, ma nel cuore liberato dal possesso. Scelse di vivere “sine proprio”, cioè senza nulla di proprio, nemmeno un libro o una casa. Non era un rifiuto del mondo, ma un modo per amarlo senza dominarlo.

Questa povertà lo rendeva libero: libero di amare, di muoversi, di condividere, di pregare senza distrazioni. Francesco ci insegna che il cuore non può essere pieno di Dio se è pieno di sé, e che la povertà non è miseria, ma uno stile di vita in cui si lascia spazio a ciò che conta davvero.

L’obbedienza di Francesco non era cieca sottomissione, ma una profonda fiducia nella volontà di Dio. Obbediva alla Chiesa, anche quando non comprendeva appieno le decisioni. Obbediva ai suoi confratelli, vedendo in loro la voce del Signore. In un tempo in cui l’individualismo regna sovrano, Francesco ci ricorda che la vera libertà nasce nella relazione, e che Dio ci parla spesso proprio attraverso le mediazioni umane.

Francesco visse la castità come purezza dell’anima e del corpo, una disponibilità totale all’amore di Dio. Non si chiuse all’amore umano, anzi: fu capace di grandi relazioni, come con Santa Chiara, i suoi frati e i poveri. Ma amò senza possedere, accogliendo gli altri come dono e non come proprietà.

La castità, nella visione francescana, non è rifiuto, ma offerta. È il cuore non diviso, capace di custodire la bellezza, il rispetto e la dignità dell’altro.

Una delle virtù più sorprendenti di Francesco è il suo amore per il creato, che oggi troviamo anche nell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Per il poverello d’Assisi, ogni creatura era fratello o sorella, parte di una grande famiglia voluta da Dio. Il sole, l’acqua, il fuoco, persino la morte: tutto era parte del canto della vita.

In un tempo segnato dall’inquinamento e dalla crisi ambientale, la sua ecologia spirituale è profetica. Francesco ci ricorda che non siamo padroni della terra, ma ospiti e custodi, e che ogni forma di vita ha una dignità propria.

Francesco era un uomo mite, pacifico, capace di disarmare i cuori con la sola forza dell’amore. Si definiva “strumento di pace” e cercava sempre la riconciliazione, anche nei momenti di conflitto. Durante le Crociate, si spinse fino al campo musulmano per incontrare il sultano, portando non la spada, ma la parola della pace.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di testimoni così: persone che, come Francesco, non alzano la voce ma il cuore, che non alimentano l’odio ma lo spengono con il perdono.

La fede di Francesco era incandescente. Non era una teoria, ma una relazione viva, profonda, quotidiana con Cristo. Amava Gesù crocifisso, a tal punto da riceverne le stimmate. Voleva vivere il Vangelo “sine glossa”, cioè senza spiegazioni che ne attenuassero la forza.

Diceva ai suoi frati: “Predicate il Vangelo in ogni momento. Se necessario, usate anche le parole.”

Era la sua vita stessa a parlare. Una fede così semplice, così forte, è oggi un faro per una Chiesa chiamata a tornare all’essenziale, a camminare con i poveri, a testimoniare più che a spiegare.

Francesco provava una tenerezza infinita per i poveri, i lebbrosi, gli scartati. In loro vedeva Cristo stesso. Una delle prime esperienze decisive della sua conversione fu proprio l’abbraccio a un lebbroso: da quel momento, tutto cambiò.

Ci insegna a non distogliere lo sguardo dal dolore, ma ad accoglierlo, a prenderlo tra le mani, a curarlo con amore. La compassione, per Francesco, è il cuore del Vangelo.

Forse ciò che più colpisce è la gioia di Francesco, anche nella povertà, nella malattia, nella solitudine. Parlava della “perfetta letizia” come della capacità di gioire anche quando il mondo ti rifiuta, perché sai che Dio ti accoglie.

Una gioia non superficiale, ma radicata nella fiducia. Francesco ci mostra che la vera felicità non dipende dalle circostanze, ma da Chi abita il nostro cuore.

San Francesco è stato chiamato “il più simile a Cristo” non perché abbia fatto miracoli straordinari, ma perché ha saputo vivere l’amore in ogni dettaglio della sua vita. Le sue virtù sono come un sentiero: umiltà, povertà, pace, castità, mitezza, compassione, gioia…

Sono tutte vie per ritrovare la bellezza del Vangelo, oggi come ieri.

E non sono lontane da noi. Sono semi che Dio ha già piantato nel nostro cuore. Francesco ci insegna che la santità è possibile. Basta volerla, sceglierla ogni giorno, nel silenzio, nella carità, nella fiducia.

Il mondo ha bisogno di nuovi “Francesco”. Non di copie, ma di anime semplici e ardenti, capaci di portare il Vangelo con la vita. Vuoi essere anche tu uno di loro?

Nicola Incampo

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