Avete mai riflettuto che come elemento distintivo noi cristiani crediamo che abbiamo un futuro: non è che sappiamo nei particolari ciò che ci attende, ma sappiamo che nell’insieme che la nostra vita non finisce nel vuoto.
“Per questo il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma una comunicazione che produce fatti e cambia la vita.
La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata.
Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova”. (Cfr. Benedetto XVI, Spe Salvi, 2007, n.2).
Oggi vi propongo una bellissima e dolce poesia indiana dal titolo “Aspetta”:
No, non è in tuo potere far aprire il bocciolo; scuotilo, sbattilo,
non riuscirai ad aprirlo.
Le tue mani lo guastano,
ne strappi i petali e li getti nella polvere,
ma non appare nessun colore e nessun profumo.
Ah! A te non è dato di farlo fiorire.
Colui che invece fa sbocciare il fiore, lavora semplicemente,
vi getta uno sguardo all’alba e la linfa della vita scorre nelle vene del fiore.
Al suo alito il fiore dispiega lentamente i suoi petali
e si culla lentamente al soffio del vento.
Come un desiderio del cuore, il suo colore erompe,
e il suo profumo tradisce un dolce segreto.
Colui che fa sbocciare veramente il fiore lavora sempre solo
semplicemente e silenziosamente.
Costringere un fiore a sbocciare con la forza è assurdo.
Come è illusorio forzare i tempi dello spirito.
Infatti solo Dio sa condurre a maturazione seguendo tempo e momenti.
Dio agisce segretamente e in modo non appariscente, eppure il risultato è efficace e meraviglioso.
Ricordate la parabola del seminatore?
«Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
Ecco perché la scrittrice francese Simone Weill ha sintetizzato: “I beni più preziosi non devono essere conquistati, ma attesi.”
Bisogna seguire la traiettoria disegnata da Dio nella storia.
Bisogna rispettare i tempi di ognuno nella propria crescita, senza pretendere di domandare a Dio e di opprimere i fratelli.
Scrive san Giacomo nella sua lettera: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica