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Il prof. Incampo e l’insegnamento di Rilke: “Se un essere umano deve ringraziare un altro per qualcosa di molto più prezioso, questa gratitudine deve rimanere un segreto tra i due”

Oggi vorrei fare una riflessione sulla beneficenza.

E le vorrei fare con le parole di Rainer Maria Rilke.

Rainer Maria Rilke, nome completo René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke nato a Praga il 4 dicembre 1875 e morto a Les Planches il 29 dicembre 1926).

Il padre era un amministratore che lavorava per i conti di Harting, ex militare che però non aveva mai raggiunto il ruolo di ufficiale: con l’aiuto del fratello Jaroslav riuscì, una volta chiesto e ottenuto il congedo dall’esercito nel 1865, a ricoprire l’incarico di funzionario alla Turnau-Kralup-Prag, una compagnia ferroviaria allora di recente fondazione. 

La madre, invece, era figlia di Karl Entz, industriale e consigliere imperiale. 

Gli antenati di Rilke erano originari di Turmitz e il capostipite della famiglia fu Donath Rilke, che morì nel 1625.

Nel 1894 scrisse un racconto autobiografico, Pierre Dumont, che però non venne pubblicato; nel novembre di quell’anno uscì Leben und Lieder, volume di poesie, dedicato dall’autore a Valerie von David-Rhonfeld. 

Nel 1895 si diplomò con lode al Graben-Gymnasium, a Praga, compiendo in tre anni studi che avrebbero dovuto occupare 8 anni.

La frase che propongo è la seguente: “Per me è sempre così. Se un essere umano deve ringraziare un altro per qualcosa di molto più prezioso, questa gratitudine deve rimanere un segreto tra i due.”

Come notate questa frase proclama l’attesa delle cose di essere salvate da noi.

In questa frase c’è un senso forte della solidarietà salvifica.

È altrettanto vero, però, che nell’umanità il fiore della solidarietà attecchisce con immensa fatica, così come quello della gratitudine.

Ma del grande Rainer Maria Rilke vorrei proporre un altro ammonimento.

Se hai attorno a te applausi, o successo, o se qualche persona incomincia a riconoscerti per strada, se la tentazione del personalismo è forte, Rainer Maria Rilke c’è un solo antidoto: “Se un essere umano deve ringraziare un altro per qualcosa di molto prezioso, questa gratitudine deve rimanere un segreto tra i due. Se ti accorgi che il tuo nome va sulla bocca di molti, deponilo e prendine un altro, affinché Dio possa chiamarti nella notte”.

Nicola Incampo

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