Lunedì 25 novembre p.v. alle 17.30 nella Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale di Matera (ingresso da via Roma), il Soroptimist Club Matera con il patrocinio dell'Associazione Italiana Donne Medico, nell'ambito della Giornata Internazionale per...
Non avevo ancora 10 anni quell’11 ottobre 1962 quando in Piazza San Pietro si apriva solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II e la sera il Papa buono, Giovanni XXIII, si era affacciato al balcone del suo studio per salutare l’immensa folla adunata con fiaccole e canti.
Ricordo, come se fosse oggi, che i Frati del Convento del mio paese ci invitarono a seguire per televisione l’apertura del Concilio.
Il Papa chiuse la giornata con un discorso indimenticabile, che è passato alla storia come il “Discorso della luna”.
Ricordo che molti adulti che con noi ragazzi sentivano quel discorso piangevano e sinceramente non capivo.
La storia ci dice che il papa stanco per gli impegni della giornata, chiamato a gran voce, decise di affacciarsi per limitarsi a benedire i presenti.
Poi si convinse a pronunciare un discorso semplice e breve che è divenuto una dei discorsi più celebri della storia della Chiesa.
Era appunto il “Discorso della luna”.
«Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo. Vi è che noi chiudiamo una grande giornata di pace… Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. Apparteniamo quindi ad un’epoca, nella quale siamo sensibili alle voci dall’alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo l’indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto. Finisco, dandovi la benedizione. Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero. Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla basilica di là, che io ho veduto con i miei occhi, non a quei tempi, si capisce, ma recentemente, e che ricorda la proclamazione del dogma della divina maternità di Maria… Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza. E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino.»
Ero nel salone ad ascoltare le parole del Papa così semplici e spontanee che, però, ripetevano con una freschezza e intensità uniche verità antiche: la pace, l’innocenza, la sofferenza, la speranza, l’amore, la fiducia nel Cristo.
Oggi a distanza di anni, riascoltando le parole calde fiduciose di Papa Giovanni, ritroviamo l’impegno della nostra fede, della testimonianza, della speranza contro tutti profeti di sventura, contro le tentazioni a chiudersi in se stessi, contro le delusioni…
Ritroviamo l’amore per la Parola di Dio, la Chiesa, il dialogo con il mondo, con le culture e le religioni e conserviamo viva tutta l’eredità lasciataci dal Concilio e affidata alle pagine dei suoi documenti.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica