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Il prof. Incampo e la piaga dell’invisibilità prendendo spunto da una favola di Rodari

Oggi vorrei raccontarvi una bellissima favola di Gianni Rodari del titolo Tonino l’invisibile.

“Una volta un ragazzo di nome Tonino andò a scuola senza aver studiato la lezione ed era preoccupato all’idea che il maestro lo interrogasse.

– Ah -, diceva tra sé – se potessi diventare invisibile -.

Il maestro fece l’appello, e quando arrivò al nome di Tonino, il ragazzo rispose: – Presente! – ma nessuno lo sentì, e il maestro disse: – Peccato che Tonino non sia venuto, avevo giusto pensato di interrogarlo -.

Così Tonino comprese di essere diventato invisibile, come aveva desiderato. Per la gioia spiccò un salto dal suo banco e si aggirò qua e là per la classe, tirando i capelli a questo e a quello.

Nascevano litigi a non finire perché i suoi compagni si accusavano l’un l’altro. Quando fu stanco di quel gioco, uscì dalla scuola e se ne andò in giro per la città. Più tardi, tornò a scuola per assistere all’uscita dei suoi compagni.

Tonino si affannava invano a rincorrere questo e quello, a tirare i capelli al suo amico Roberto, a offrire un leccalecca al suo amico Guiscardo.

Che delusione!

I loro sguardi lo trapassavano come se fosse stato di vetro. Stanco e un po’ scoraggiato, Tonino rincasò. Eccomi, papà! – esclamò Tonino sedendosi a tavola.

Ma il babbo mormorava, inquieto: – Chissà perché Tonino tarda tanto… –

-Ma sono qui, sono qui! Mamma, papà! – gridava Tonino.

Ma essi non udivano la sua voce.

Tonino ormai piangeva e si lamentava con il cuore a pezzi: – Non voglio più essere invisibile. Voglio che mio padre mi veda, che mia madre mi sgridi, che il maestro mi interroghi! Voglio giocare con i miei amici! È brutto essere invisibili, è brutto stare soli…-

Uscì e scese in cortile.

– Perché stai piangendo? – gli domandò un vecchietto.

– Ma lei mi vede? – domandò Tonino, pieno d’angoscia.

– Ti vedo sì. Ti vedo tutti i giorni. –

– Ma io non l’ho mai vista, lei. –

– Eh, lo so. Un vecchio pensionato, tutto solo, perché mai i ragazzi dovrebbero guardarlo? Io per voi sono proprio come l’uomo invisibile. –

-Tonino! – gridò in quel momento la mamma dal balcone.

– Mamma, mi vedi?-

– Ah, non dovrei vederti? Vieni, vieni su e sentirai il babbo!-

– Vengo subito, mamma! – gridò Tonino pieno di gioia.  

– Non ti fanno paura gli sculaccioni? – rise il vecchietto. Tonino gli saltò al collo e gli diede un bacio.

– Lei mi ha salvato! – disse. –

Eh, che esagerazione! – disse il vecchietto.”

Sapete perché questa favola è bellissima?

Perché l’uomo ha bisogno di essere veduto, ascoltato, fatto oggetto di tenerezza.

Ogni uomo avverte e riconosce queste necessità.

Eppure oggi si è tutti insoddisfatti che gli uomini invisibili si moltiplicano a dismisura.

Una persona ci è davanti tutti i giorni, a tavola, in salotto, per strada.

Ne avvertiamo la presenza fisica, eppure non la vediamo.

E adesso riflettiamo: a quanto risale l’ultima volta in cui abbiamo guardato veramente in faccia il papà, la mamma, la sorella, il vicino di banco.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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