Oggi vorrei proporre alla vostra riflessione una poesia di Federico García Lorca.
Federico García Lorca (5 giugno 1898 – 19 agosto 1936) è stato un poeta, drammaturgo e regista teatrale spagnolo, figura di spicco della cosiddetta generazione del ’27, un gruppo di scrittori che affrontò le avanguardie artistiche europee con risultati eccellenti, tanto che la prima metà del Novecento viene definita la Edad de Plata della letteratura spagnola.
Sostenitore dichiarato delle forze repubblicane durante la guerra civile spagnola, fu catturato a Granada, dove si trovava ad alloggiare in casa di amici, e fucilato da uno squadrone della milizia franchista. Il suo corpo fu poi gettato “in un burrone ad alcuni chilometri alla destra di Fuentegrande”.
La poesia che vi propongo è Il seme delle domande:
Dio mio, sono venuto con il seme delle domande!
Le seminai e non fiorirono.
Dio mio, sono arrivato con le corolle delle risposte,
ma il vento non le sfoglia!
Dio mio, sono Lazzaro!
Piena d’aurora, la mia tomba
dà al mio carro neri puledri.
Dio mio, resterò senza domanda e con risposta
vedendo i rami muoversi!
Il dramma del poeta è che le domande non fioriscono in risposte risolutive.
Il poeta infatti si sente come Lazzaro sepolto in una tomba già percorsa dalla sua luce ma non ancora svuotata dalla resurrezione.
Quanto è bella quest’immagine!
Avete mai riflettuto che le risposte facili e sbrigative sono insufficienti per l’uomo che vuole vivere in profondità l’esperienza umana e spirituale?
Alla sera della vita il poeta si trova con le risposte, ma privo di domande.
È brutto rendersi conto che gli uomini non sentono più il desiderio di cercare.
Oscar Wilde affermava che “Le risposte son tutti capaci di darle, ma per fare le vere domande ci vuole un genio”.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica