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Il prof. Incampo: “Dobbiamo vivere nella consapevolezza che l’amore per il fratello a cui si offre il pane non deve essere mai disgiunto dall’amore per Dio a cui doniamo il pane del suo tempo”

La tradizione ebraica immagina che durante una grave siccità il popolo di una città chiese al Rabbino di proclamare un digiuno per impetrare la compassione divina nei confronti di quella dura sofferenza.

Il Rabbino replicò: “Figli miei, siate piuttosto compassionevoli gli uni verso gli altri e il Signore avrà compassione nei vostri confronti”.

A ragazzi a scuola raccontavo sempre un pensiero della sapienza Indù:

“Se hai due pezzi di pane,

danne uno ai poveri.

Vendi l’altro e compra

dei giacinti

per nutrire la tua anima”.

La Bibbia infatti ci ricorda che l’uomo non vive di solo pane.

L’uomo ha bisogno di luce, l’uomo ha bisogno di bellezza, l’uomo ha bisogno di spiritualità, l’uomo ha bisogno di interiorità.

Avete notato come la società oggi si accanisce sul corpo, sul consumo, sul benessere e ci rende eleganti eppur volgari, ci rende levigati eppur inconsistenti, ci rende pasciuti eppur vuoti.

Riflettete: abbiamo perso la capacità di fermarci e contemplare, di gustare la poesia, di gioire delle cose spirituali e di quelle semplici e nascoste.

Dobbiamo vivere nella consapevolezza che l’amore per il fratello a cui si offre il pane non deve essere mai disgiunto dall’amore per Dio a cui doniamo il pane del suo tempo, della nostra esistenza, della nostra preghiera.

Non deve mai sfuggirci che all’impegno sociale che ci occupa nella giornata deve sempre associarsi il tempo dell’ascolto e della contemplazione.

È bello essere sicuri che il pane ci fa vivere, il giacinto ci fa esistere da uomini; i sensi ci sostengono, la fede ci fa gioire e sperare.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e la Pastorale Scolastica

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